IL TEATRO VIVE NEL CUORE DEL CENTRO STORICO DI GROTTAGLIE CON LA REGIA DI ALFREDO TRAVERSA
Di Carlo Caprino (del 23/02/2009 @ 18:09:34, in Cultura, letto 4489 volte)

 

Chi è riuscito a sottrarsi allo stritolante abbraccio mediatico del festival di Sanremo ed ha voluto sfidare la pungente aria serale passeggiando a piedi nel centro storico, sabato e domenica ha avuto in premio la rappresentazione di una commedia scritta nel 1959 da Carlo Terron, valentissimo autore che ha il merito di aver portato il teatro alla radio.

L’opera in questione è il divertente “Il complesso dell’obelisco”, rappresentato sul piccolo palcoscenico de “Il Teatro della Fede” ad opera di Carmela Coviello e Rino Massafra, con la regia e la partecipazione di Alfredo Traversa. Come tutte le opere d’arte, anche questa piece si è dimostrata attualissima, strappando in più occasioni fragorose risate al numeroso pubblico presente composto, ed è stato bello constatarlo, per la maggior parte da ragazzi non ancora nati quando l’opera fu scritta.

Scenografia essenziale e palcoscenico vicinissimo agli attori, due delle caratteristiche che hanno consentito di apprezzare al meglio la verve e l’abilità degli attori, che hanno trascinato gli spettatori in un viaggio nel loro (e nel proprio?) inconscio, più o meno nascosto. Per chi, come me, non conosceva quest’opera, è stato straniante constatare che già quasi cinquant’anni fa certe tematiche erano state colte e messe in evidenza, in qualche modo prevedendo un epoca come la nostra in cui psicologi, psichiatri e psicoterapeuti sono a tutti gli effetti star della TV e della carta stampata.

Accade così che i ruoli di paziente e terapeuta si invertano, si integrino, si confondano e si completino, anche grazie ad una quasi magica “pillola” che – allora come oggi – sembra essere la panacea di tutti i mali. In conclusione, una ennesima prova superata col massimo dei voti da parte de “Il Teatro della Fede”, che ancora una volta si avventura in territori scordati o poco conosciuti alla scoperta di un nuovo sguardo per quello che abbiamo sotto gli occhi ma non sappiamo o non vogliamo vedere. 


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