Ciro Fanigliulo, Il Milordo
Di Staff (del 23/06/2007 @ 16:45:28, in Tradizioni, letto 10185 volte)
Figura centrale di quella che viene considerata la “Scuola pittorica grottagliese”, che rappresentò un fenomeno municipalistico, sulla scia delle scuole “provinciali” diffusesi nell’Ottocento.
Nasce a Grottaglie l’11 giugno 1881, terzo di otto figli, da Cosimo (detto “Milordo” per il suo portamento signorile e il modo di vestire) e da Francesca Cavallo.
Dimostra fin da piccolo una forte sensibilità artistica, che lo porta ad accostarsi più all’attività dei decoratori ceramici che non al lavoro dei campi, che impegnava la sua famiglia.
E’ diciottenne quando ha la possibilità di iscriversi alla scuola d’arte, appena fondata, ove ha la fortuna di incontrare il pittore francavillese Nicola Sardiello, il cui studio frequenterà negli anni successivi, recandosi a piedi quotidianamente a Francavilla.
A Torino, durante il servizio militare, frequenta saltuariamente l’accademia, dove ha modo di conoscere il pittore Lorenzo Delleani, ultrasessantenne, ormai una personalità nel mondo dell’arte, che gli offre di rimanere nel suo studio, colpito dalle doti del giovane pittore autodidatta del Sud.
Ma per il giovane Fanigliulo il legame con il suo paese è troppo forte, quasi viscerale, e tale rimarrà per tutta la vita.

Chiesa Madre

Tornato a Grottaglie, egli ha modo di mettere in luce le sue migliori doti d’artista e decoratore ricevendo, spesso in coppia con il maestro salentino Agesilao Flora, originario di Latiano, che gli sarà d’aiuto e di sprone, commissioni per la decorazione di chiese, cappelle, ville e case patrizie.
Tra le sue opere più importanti, eseguite tra il 1905 e il 1910, vanno segnalate le due grandi tele “La cacciata dei profanatori del tempio” e “Il battesimo di Gesù” (1907) attualmente collocate rispettivamente sull’ingresso laterale e sulla cappella di fronte allo stesso ingresso, della Chiesa Madre di Grottaglie.
Nel 1908 decora la Farmacia Cometa in piazza Risorgimento.
Ottiene numerosi riconoscimenti per le sue realizzazioni, che gli permettono peraltro di acquisire una tecnica tale da consentirgli di aggiudicarsi, nel 1908, una borsa di studio di 700 lire annue dalla Deputazione provinciale di Lecce.
Nel 1915 su L’artista moderno di Torino vengono riprodotte alcune sue opere.
Particolarmente importante è la sua esperienza bellica, che gli permetterà, tra l’altro , di conoscere artisti del calibro di Cesare Maccari, Artistide Sartorio e Michele Cascella, ma anche di dare prova del suo talento.
Alcune sue cartoline, riproducenti suggestive immagini di guerra, vengono stampati dalla tipografia Bestetti e Tumminelli di Milano.
Appartengono a quell’epoca alcune delle sue opere più suggestive come le scene dolomitiche e l’inquietante autoritratto in guerra.
Nel 1926 le opere di Fanigliulo vengono ammesse all’importante rassegna di Schio: la Mostra nazionale delle visioni pittoriche del Pasubio, accanto a quelle di Sartorio, Marchioro, Ortelli, Cascella, Tarrugia.
La mostra , inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III, ottiene un grande successo e trova ampio spazio sugli organi di informazioni nazionali.
Fanigliulo si ritaglia, così, un posto nel panorama artistico internazionale, diventando un pittore “professionista” richiesto soprattutto come affreschista e decoratore, ma anche come scenografo, attività che, a quell’epoca, era incentivata dalla maggiore intensità e capillarità delle varie forme di spettacolo teatrale.
Un successo, il suo, che rimane però sempre più circoscritto in ambito provinciale, anche se le sue mostre varcano molto spesso i confini nazionali e giungono, prima della seconda guerra mondiale, fino a Tokio e Manila (1938), poiché egli si sente troppo legato alla sua terra per staccarsene e cercare così il successo nella grande città.

Piazza Regina Margherita

Ma la vita di Fanigliulo, uomo forte di personalità, dal temperamento austero, piuttosto incline all’ironia severa, è contrassegnata anche da un’altra passione molto forte: quella politica.
Tra le liste del Partito Socialista, infatti, egli viene eletto consigliere comunale nel 1914 e nel 1925.
La sua passione politica gli costerà, nel 1943, la denuncia per attività antifascista.
Tra le due guerre, Fanigliulo riceve, tra gli altri incarichi, quelli di decorare numerose case patrizie, in varie località della regione.
A Gallipoli decora il salone del palazzo Fedele; a Grottaglie tra l’altro, palazzo Motolese (in via Ennio), palazzo Pignatelli (in via Corrado Mastropaolo), palazzo Carrieri (in piazza 4 Novembre) e palazzo Volpe (in via Ennio).
Numerosi i lavori eseguiti a Francavilla Fontana e a Martina Franca.
Sue opere si trovano nel Santuario di San Francesco De Geronimo dove, negli ultimi anni della sua vita, decorò anche la cappella nella quale riposano le spoglie del Santo.
Fanigliulo, che nel 1967 viene colpito da una grave paralisi, si spegne il 19 maggio 1969.
Neppure negli ultimi mesi di vita rinuncia a dipingere, sfruttando i pochissimi movimenti che la mano sinistra gli consente.
Per i grottagliesi, ma non solo per essi, il “Milordo” è stato, per molti anni, e lo è ancora nella memoria, “il pittore”, e non solo per le sue indubbie doti unanimemente riconosciute (“In Fanigliulo troviamo soprattutto il pittore di talento, il pittore di colore, di mano, che ha una grande mano, una grande possibilità” afferma Luigi Guerricchio in Fanigliulo Coop. Culturale grottagliese, 1981) ma anche per il suo temperamento di artista, per l’intima fede nel ruolo dell’arte, che ha rappresentato forse il più importante insegnamento per i numerosi allievi, assidui o occasionali, che in lui hanno comunque avuto un punto di riferimento.


TRATTO DAL LIBRO: GROTTAGLIE, UOMINI ILLUSTRI, Silvano Trevisani


Gir: 24 ore su 24, 365 giorni all'anno, dalla Citta' di Grottaglie