PIROMANIA, TRA VOGLIA DI PURIFICAZIONE E DESIDERIO DI ATTENZIONE. ANALISI E CONSIDERAZIONI
Di Giuseppe Vinci (del 11/08/2010 @ 12:30:24, in Sociale, letto 2918 volte)

E’ difficile dire perché è stato appiccato il fuoco a qualcosa sin quando non si conoscono o s’intuiscono le motivazioni di chi l’ha fatto. Tali motivazioni possono essere le più diverse: da quelle intenzionali e coscienti (vendetta, interesse, minaccia, ad esempio) a quelle basate su impulsi che l’individuo non riesce a controllare, e che spesso espongono lo stesso autore a rischi gravi per se stesso (diversi restano vittime degli incendi che provocano).

Quando l’atto incendiario è conseguenza di un mancato controllo degli impulsi si parla di piromanìa, del tutto simile – dal punto di vista dei meccanismi psicologici – ad altri comportamenti di ricerca di una tensione e di un piacere. Il gioco d’azzardo, le abbuffate ripetute, la ricerca e l’uso di droghe pesanti legali (alcool) o illegali (cocaina, eroina), la cleptomania (l’impulso a rubare), il sesso compulsivo, e così via, sono comportamenti che soddisfano un impulso che nel momento dà un piacere, ma procura un danno ben maggiore per sé o per gli altri.

 



Siamo quindi, nel caso di un deficit del controllo degli impulsi, di fronte a una persona che sta male e che manifesta questo star male in modo pericoloso e perciò visibile a chi sta intorno o alle istituzioni. Voglio dire che questi comportamenti contengono frequentemente una richiesta inconsapevole di aiuto (“fate qualcosa per farmi smettere”), poiché nascono sempre da una sofferenza, da sentimenti penosi verso se stessi.

Sentimenti d’incapacità, d’inferiorità, d’impotenza che la persona non riesce a definire con le parole e che prendono la via dell’azione, del gesto che scarica la tensione in un piacere intenso e passeggero, che perciò chiede di essere ripetuto. Ma la ripetizione del ciclo – oltre a essere in vario modo dannosa per gli altri - complica e peggiora la condizione di disagio da cui origina. Da questo punto di vista, quando il responsabile di atti distruttivi viene bloccato e punito si crea una opportunità utile per la medesima persona, che ha finalmente l’opportunità di fermarsi e cercare altre soluzioni al proprio disagio, attraverso una richiesta di aiuto.

Nel caso della piromania, poi, il circuito dolente tensione/scarica si applica a un elemento, il fuoco, che ha mille significati simbolici, tutti con caratteristiche “eccitanti”, sia in positivo (passione, calore, nutrimento, vita, purificazione e altri) che in negativo (distruzione, dolore, morte, punizione, e così via).

 



La terribile ambivalenza del fuoco si presta bene a dare l’illusione di grandezza e di terribilità a chi, dentro di se, si sente più o meno consapevolmente piccolo e impaurito. In condizioni normali, pensieri aggressivi o distruttivi attraversano regolarmente la mente di ognuno che si trovi di fronte a frustrazioni gravi, senza altra conseguenza che un lieve turbamento. Quando si passa all’azione, invece, siamo di fronte a una difficoltà grave che ha la sua origine remota – come quasi tutti i nostri malfunzionamenti – in quella che possiamo definire genericamente, ma realisticamente, un’infanzia particolarmente problematica e infelice. Un’infanzia, cioè, in cui lo sviluppo affettivo adeguato del bambino non si è potuto compiere.

Un’infanzia in cui la mancanza di attenzioni sufficienti ha impedito l’espressione delle proprie emozioni e dei propri stati d’animo, la capacità di descriverli e trattarli in dialogo con adulti capaci di accogliere e rassicurare. Da questo scaturisce una riflessione più generale: se vogliamo un mondo più sicuro e migliore dobbiamo occuparci bene dei bambini, prima che, crescendo, stiano troppo male e facciano stare male.


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