SAN CIRO 2011, LA GRANDE FESTA: "QUANDO IL 5 FEBBRAIO DEL 1961 IL PRETE VENNE PRESO A FICUZZATE"
Di Angelo Nacci (del 05/02/2011 @ 15:56:19, in Tradizioni, letto 2859 volte)


Tra poche ore partirà la terza ed ultima processione di San Ciro quella che riporterà il simulacro ligneo del santo dalla Collegiata alla chiesa di San Francesco di Paola dove vi rimarrà per tutto l’ anno.

 

 


La processione di oggi in ordine di lunghezza è la processione intermedia in quanto è lunga “solo” 2,7 Km contro i 4,8 Km di quella del 31 gennaio e agli 0,55 Km della meno impegnativa traslazione. Però a detta di molti è anche la più impegnativa in quanto si snoda per gran parte nel centro storico e comporta poi la salita di Via Ennio e la successiva discesa di Viale G. Pignatelli.

 

 


E sarà proprio in Viale Pignatelli, dove un tempo veniva accesa la pira di Sant’ Elia che la fatica si farà sentire di più, colpa soprattutto del vento freddo che una volta superato l’ Ospedale San Marco soffierà come ogni anno alle spalle della gente. Ma come è strutturata una processione? L’ avrete vista scorrere tante volte davanti ai vostri occhi con un ordine ben preciso e spesso vi sarete posti alcune domande.

 

 


Approfittiamo di questa occasione per descrivervela. Prendiamo in esame la processione al completo, quella della grande festa di San Ciro. Come ben sapete davanti alla processione ci sono le confraternite. Il loro ordine però non è casuale. Infatti si segue un ordine di anzianità in basa all’ anno di fondazione. La più antica sarà quella che precederà la statua mentre via via che ci si allontana vi saranno seguendo un ordine cronologico le Congreghe più giovani. In basa a quanto detto appena inizia la processione ci sarà lo stendardo della Congrega più giovane che è quella del SS.mo Nome di Gesù, poi quella del del SS.mo Rosario, del Carmine e del SS. mo Sacramento. Come vedete non c’è la Confraternita del Purgatorio.

 

 

 

 

 

Dopo l’ ultima confraternita è la volta di una croce con ai lati due chierichetti. Seguono, disposti su due file , 10 chierichetti e 4 seminaristi e subito dopo l’ arciprete della Chiesa Madre con in mano la reliquia bronzea di San Ciro. Ai due lati dell’ arciprete, vi sono due presbiteri. Dietro l’ arciprete e subito davanti alla statua di San Ciro vi sono poi due chierichetti che portano la cassetta delle offerte. Vi è quindi la Statua del Santo e subito dopo il Sindaco con alcuni esponenti del Consiglio Comunale e coi comandanti della Polizia, dei Carabinieri e dei Vigili. Subito dopo vi sono i medici e quindi alle loro spalle la banda. Dietro la banda vi sono i devoti. Davanti vi sono quelli scalzi seguiti da quelli con il cero ed infine i restanti devoti. Un tempo devoti scalzi ce n’erano di più così come gente col cero votivo.

 

I ceri di una volta erano molto più grandi di quelli di adesso. La gente, per recuperare la cera metteva attorno al cero un imbuto metallico: non esisteva la carta d’ alluminio che si usa adesso. Anzi spesso i ceri non erano protetti e durante la processione potevano succedere anche incidenti come quello dei capelli bruciati ad una bambini anni fa. Di certo però a differenza di oggi quando i parroci addirittura chiedono ai fedeli di non lasciare i ceri in chiesa, a quei tempi la cera era una risorsa. A tale proposito vi racconterò una storia scusandomi se potrà emergere qualche errore dovuto all’ inesattezza e rimando per questo a fonti più autorevoli.

 

 


Era il 5 febbraio del 1961 e l’ allora arciprete della Chiesa Madre, Monsignor Nicola Di Comite diede disposizione per riportare la statua di San Ciro non alla chiesa di San Francesco di Paola ma alla chiesa delle Suore di Santa Chiara nella vicina Via XXV Luglio. I motivi di questa scelta li ignoro. Forse economici per poter utilizzare per il resto dell’ anno la cera delle candele dei fedeli o fu una scelta di ordine pratico per rendere più agevole il percorso della statua alla Chiesa Madre. Fatto sta che in quel 5 febbraio di 50 anni fa si verificò una vera e propria rivolta popolare contro la scelta impopolare del prete che venne letteralmente picchiato o meglio “nficuzzatu cu la manu monca ti Tosio” al secolo Teodosio Arces. Lo stesso Senatore Pignatelli rischiò per la sua incolumità in quella occasione. A furor di popolo la statua di San Ciro poi fu sempre riportata alla Chiesa dei Paolotti.

 

 


Concludo raccontandovi un ultima curiosità collegata alla processione di San Ciro. In passato ve n’era addirittura una quarta che veniva fatta la sera del 30 gennaio in occasione dell’ accensione della pira.

 


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