NORD-AFRICA IN FIAMME: ECHI DI GUERRA E TRAGEDIE UMANE A POCHI CHILOMETRI DALL’ITALIA
Di Francesco Calzolaio (del 11/03/2011 @ 05:42:27, in Esteri, letto 2172 volte)

Ancora decisamente critica la situazione in Libia, l'opposizione al governo sembra ora subire in parte l'offensiva militare dei fedeli al regime che continua a mietere vittime a dispetto degli appelli internazionali alla pace e della richiesta (formulata l'8 marzo) a Gheddafi di dimissioni entro 72 ore in cambio di una sostanziale immunità per i crimini finora commessi avanzata dal Consiglio Nazionale di opposizione diretto dall'ex ministro della giustizia del governo Mustafa Abdel Jalil.

Nella generale incertezza circa il reale svolgimento degli eventi, si possono comunque distinguere con relativa chiarezza due avvenimenti pressoché concomitanti: l'inasprirsi della reazione governativa volta a riconquistare i territori occupati dai ribelli e una missione diplomatica da parte del colonnello Gheddafi che ieri ha inviato tre dei suoi aerei alla volta de Il Cairo, di Malta e Lisbona e infine di Bruxelles.

 

 

 

Cominciamo con la violenza che si sta abbattendo contro gli oppositori: il centro dei combattimenti sembra essersi spostato da Tripoli verso due zone rispettivamente a nord-est e ovest del Paese. Si sa, la grande ricchezza della Libia è costituita dal petrolio, intorno all'oro nero si intrecciano speranze e pressioni sia interne che esterne. Ebbene, il colonnello avrebbe nella giornata di ieri dato inizio ad un attacco militare con truppe e appoggio aereo finalizzato a riprendere il controllo dell'area petrolifera di Ras Lanuf (350 chilometri a sud-est di Bengasi). Dato lo spiegamento di forze, i ribelli hanno dovuto abbandonare l'insediamento così come è avvenuto anche nella città di Zawiyah (50 chilometri ad ovest di Tripoli).

 

 

 

La televisione di Stato esulta al veder rinascere il regime e propaganda una apologetica quanto non confermata idea di vittoria sul nemico interno (ed esterno data l'insistenza con cui si riconduce l'insurrezione ad un disegno straniero e neo-colonialista). La questione verte in parte sul logoramento delle forze di opposizione: dato che non con il solo amore per il proprio paese si vince, è oramai evidente la scarsità di risorse di cui dispongono i rivoltosi. Armi e carburanti cominciano a rappresentare un problema e si stima che entro una settimana saranno insufficienti rispetto alle concrete necessità (sembra ci siano stati dei contatti tra i rivoltosi e l'Italia affinché il nostro Paese raffini e consegni agli insorti il loro stesso greggio).

 

 

 

Dal punto di vista delle relazioni esterne proprio ieri è stata divulgata la notizia di tre aerei di proprietà dello stesso colonnello partiti tra le ore 11,30 e 12,20 alla volta de Il Cairo, del Portogallo e di Bruxelles (in un primo tempo quest'ultimo aereo era stato previsto in scalo a Roma e Milano, la circostanza è stata comunque subito smentita dal Ministero degli Esteri e dal Ministero della Difesa italiani). Sul concreto scopo di questa missione non si può al momento dire niente, fonti UE addirittura smentiscono di aver avuto notizie o contatti con gli inviati del governo libico (fonte: Adnkronos).

 

 

 

Ad ogni modo sembra che la comunità europea stia cominciando a muovere i primi concreti passi verso una presa di posizione effettiva nei confronti del conflitto libico. È di poche ore fa la notizia del riconoscimento da parte del goveno francese del Consiglio nazionale provvisorio come "rappresentante legittimo del popolo libico" e dell'apertura di una sede diplomatica di questo in territorio francese. La Germania dal canto suo ha imposto il blocco dei conti libici nelle banche tedesche e la Russia ha imposto lo stop alla vendita di armi al governo libico. Dall'Italia al momento niente di concreto eccezion fatta per una dichiarazione del ministro della Difesa La Russa nella quale si conferma l'adesione del Paese alle risoluzioni Nato.

 

 

immagine: ilrestodelcarlino.it


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