LOMBARDI (LA DESTRA): “23 MAGGIO 1992. A CAPACI LO STATO RISCHIÒ LA SCONFITTA”
Di Carlo Caprino (del 23/05/2011 @ 11:10:48, in Politica, letto 1016 volte)

Messi un po’ da parte, almeno per oggi, gli impegni della campagna elettorale, Cosimo Lombardi, esponente de “La Destra” di Grottaglie, nell’anniversario della strage di Capaci che uccise Giovanni Falcone, sua moglie e la loro scorta, espone nella nota che segue il suo personale punto di vista su quanto è stato fatto (e non fatto...) nella lotta contro la mafia. Un commento a tratti amaro e – come è giusto che sia – “di parte”, che rende onore ai tanti uomini dello Stato che hanno speso le loro vite nella lotta alla criminalità e che deplora coloro che la guerra alla mafia l’hanno fatta, se e quando l’hanno fatta, solo a parole.

 

 

 

19 anni sono trascorsi dal giorno in cui l'efferatezza della mafia e la sua offensiva militare pose fine alla Vita esemplare di Giovanni Falcone, sua moglie e a quelle degli agenti della scorta. In quegli anni, lo ricordiamo per amor di cronaca, non per polemica, lo Stato, per mano-gambe-cervello dei suoi dirigenti non sapeva tenere testa all'antistato e, addirittura, trattava con esso una sorta di armistizio.

Mandava ambasciatori e, immagino, ne riceveva. Poco ci è mancato che li ricevesse in pompa magna, magari obbligando essi all'uso della feluca. Era uno stato a guida consociativa, nei quali i padri degli attuali maestri dell'antimafia parlata non seppero trovare la forza e le ragioni per la guerra alla mafia
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Perchè a chi ci fa guerra non si può che rispondere con la guerra. E vincerla. Ed è proprio ciò che sta accadendo. Senza mettersi al servizio di un signorino, pregiudicato, figlio di un mafioso conclamato, il quale ha la pretesa di essere creduto nelle sue fandonie, sapendo che vi è qualcuno che gli da credito.

Gli attuali governanti forse non sono i "parlanti" dell'antimafia, ma hanno saputo dare alla parte migliore della Magistratura ed alle nostre splendide forze di Polizia, tutte, nessuna esclusa, quegli input necessari al conseguimento del risultato di incarcerare la gran parte dei capi mafia, di ogni consorteria variamente denominata, affidati ad un regime carcerario, quello del 41 bis, allo stato, stante l'emergenza, pare l'unico in grado di disarticolare le organizzazioni criminali. Onore quindi a Giovanni Falcone, il quale è utile ricordarlo, in vita ebbe a subire veleni e incomprensioni
.”


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