A vedere le immagini credi di trovarti davanti alla ennesima provocazione di Christo, il genialoide artista che qualche decennio fa “impacchettava” i più famosi monumenti del mondo, e invece a smentire le speranze sono le parole di Silvio Puzzovio del Gruppo Grotte Grottaglie, che racconta dell’ennesimo sfregio perpetrato ai danni di uno dei gioielli forse più preziosi di Grottaglie: la gravina di Riggio.



Decine, forse centinaia di metri di teli in plastica, di quelli utilizzati per coprire i tendoni d’uva, abbandonati nella gravina, liberi di volare dove il vento li trasporta intrappolando animali, soffocando piante, ammantando rocce.

Non c’è quasi più rabbia nelle parole dei volontari del Gruppo Grotte Grottaglie quando raccontano della ennesima ferita inferta al territorio, chi da quarant’anni lotta contro il miope vandalismo di alcuni ed il complice silenzio di altri non ha quasi più voce per gridare allo scempio e denunciare i tanti maltrattamenti subiti da zone che altrove sarebbero ben diversamente tutelate e valorizzate. Le gravine come discariche a cielo aperto a disposizione di tutti, storia vecchia e dolente il cui epilogo non si intravede ancora, nonostante anni e anni di educazione ambientale, di vigilanza e pulizie anche spettacolari, come quando furono utilizzati addirittura gli elicotteri per rimuovere le carcasse di automobile gettate nel fondo della gravina, come grani di sale su una ferita ancora aperta e bruciante.

Intanto i teli stanno li, si muovono sinuosi e forse anche beffardi seguendo il vento, ma a differenza loro, il Gruppo Grotte Grottaglie è ben lontano dallo sventolare bandiera bianca ma, ci chiediamo, fino a quando?