“HO INTERVISTATO IL SILENZIO”, A GROTTAGLIE “LA PRIMA INTERVISTA A DONNE CHE HANNO CAMBIATO VITA”
Di Carlo Caprino (del 04/04/2012 @ 23:49:11, in Spettacoli, letto 2341 volte)

“Ho intervistato il silenzio” sembra un koan, uno di quei quesiti che obbliga chi vi si confronta ad abbandonare la logica razionale alla ricerca di una soluzione che già si sa impossibile ma che pure si ricerca per raggiungere la illuminazione spirituale. "Ho intervistato il silenzio” è invece uno spettacolo che con la regia di Alfredo Traversa parla del coraggio di una scelta, tratto da un testo di Giampiero Beltotto presentato come “la prima intervista fatta in Italia a delle donne che hanno deciso di cambiare vita”.



Parlare di trama e scenografia, nel caso di spettacoli come queste è far torto al lavoro degli attori ed alla sensibilità degli spettatori; non è con le parole che si può spiegare un lavoro come questo così come con è con la logica – appunto – che può risolversi un koan.

Pur ancorato in un Occidente di poco più di trent’anni fa ma ancora disperatamente attualissimo, questa rappresentazione richiama numerose analogie con l’Oriente, che non si esauriscono all’enigma zen del già citato koan.



La scenografia scarsa ed essenziale sembra quella di una casa da tè giapponese, il bianco ed il nero degli abiti come le luci e le ombre sul palco evocano la complementarietà dello Yin e dello Yang, che si incarnano negli opposti solo apparentemente inconciliabili della suprema libertà esistente in una clausura consapevolmente scelta, illogica eppure reale come quella di una castità risultato di un amore vissuto quotidianamente.

 

 

 

 

Alfredo Traversa ancora una volta spiazza i suoi spettatori; li stana, li pungola, li inchioda alla sedia di fronte ad una messa in scena che impone domande più che offrire risposte, che instilla dubbi più che regalare certezze, che destabilizza con squassanti paradossi piuttosto che uniformarci con tranquillizzanti “così fan tutti”. Si guarda il palcoscenico e si è di fronte ad uno specchio in cui l’animo ed il sentire di ciascuno si osserva, si studia e si esamina. Le domande delle attrici – le brave ed intense Maria Elena Leone, Daniela Delle Grottaglie e Valentina Rota – risuonano in ciascuno degli spettatori e lo costringono a rispondersi senza infingimenti.



Non è uno spettacolo da cui si esca rilassati e divertiti, è piuttosto una catarsi individuale che non avviene tutta e subito come una illuminante Epifania ma che si distilla lenta e inesorabile, scavando nell’animo e mettendo a nudo – non solo metaforicamente – le nostre ipocrisie, il “politicamente corretto” e gli status symbol che possiedono chi li possiede, oggi come nel 1979 – anno in cui fu scritto il testo originale.

 

 

Spogliarsi degli abiti e delle maschere che indossiamo tutti i giorni per essere ciò che sentiamo davvero di essere non è incosciente anarchia ma consapevole libertà, agita in una scelta che porta a rispondere ad una chiamata ed a pronunciare parole che – parafrasando il testo recitato – non si sono mai pensate ma che “qualcuno” ha da sempre messo dentro di noi. Non è facile assistere imperturbabili a “Ho intervistato il silenzio” come – immaginiamo – non sarà stato facile portarlo in scena sfidando pregiudizi e remore sociali, regole castranti per cui “di certe cose non si parla” e pubblici televisivamente anestetizzati, motivo in più per rendere merito non solo ai già citati Alfredo Traversa, Maria Elena Leone, Daniela Delle Grottaglie e Valentina Rota, ma anche a Tano Chiari - intenso Virgilio che discreto guida e accompagna lo spettatore, a Fabio Anti come Maestro di coro, a Ciro Lupo, realizzatore dell'impianto scenico e ad Antonella Fanigliulo e Carmela Coviello per la organizzazione.



Dopo la prima grottagliese lo spettacolo verrà replicato in diverse date, accompagnando la riproposizione del testo da cui è tratto; una ghiotta occasione per un confronto che non prevede vincitori o sconfitti ma da cui si esce – comunque sia – arricchiti.


Gir: 24 ore su 24, 365 giorni all'anno, dalla Citta' di Grottaglie