FALSI INCIDENTI STRADALI, A TARANTO NEI GUAI AVVOCATI E MEDICI COMPIACENTI
Di Salvatore Savoia (del 12/12/2012 @ 18:38:13, in Cronache, letto 2501 volte)

Brillante operazione della Squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione Polizia Stradale di Taranto, in stretta collaborazione con i militari della Stazione dei Carabinieri di Santa Maria Nuova (An), coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Marazia, della Procura della Repubblica di Taranto, hanno proceduto, in data 10 dicembre 2012, a deferire a vario titolo nr. 78 persone in concorso tra loro, per i reati di: truffa ai danni di 12 compagnie assicurative, ricettazione, falso materiale, falso ideologico e fraudolento danneggiamento di beni assicurati.

L’operazione di polizia giudiziaria denominata, “LEPRO”, in riferimento ad un appunto manoscritto nel quale uno degli indagati, l’ Avv. G.N., si definiva “lepro”, ritenendo di essere persona molto astuta, in grado di dileguarsi senza essere catturato, riveste una particolare importanza sia per il numero dei personaggi coinvolti, alcuni dei quali pluripregiudicati e già coinvolti nell’operazione Delfino, sia per l’importanza inerente l’aspetto sociale che riveste. Si consideri il grave danno arrecato dall’attività criminosa ai cittadini di Taranto per il rincaro delle tariffe effettuato dalle società assicurative, in conseguenza dell’aumentato numero di incidenti stradali e dei conseguenti rimborsi corrisposti; l’indagine accertava infatti il pagamento di indennizzi per 26 falsi incidenti pari a € 500.000.

 

 

 

 

Questa prassi criminale rende a tutt'oggi la città di Taranto una delle città di Italia con il pagamento dei più esosi premi assicurativi per singola polizza. L’indagine, particolarmente lunga e complessa, traeva origine da due querele presentate nell’anno 2009 presso la Stazione CC di Santa Maria Nuova da ignari cittadini, a cui le compagnie assicurative avevano effettuato richieste risarcitorie in relazione a sinistri stradali mai realmente accaduti. Nella fase primordiale, l'attività investigativa si estrinsecava attraverso perquisizioni locali ed elementari tecniche di indagine, ma in grado di far acquisire importanti elementi probatori a carico di un legale, N.G., di origine tarantina e da poco tempo trasferitosi a Jesi.

La collaborazione tra i due Uffici di polizia permetteva di intersecare le attività di indagine, tra cui quelle inerenti l'operazione "Delfino", così da integrare e ampliare le risorse a disposizione, che in una seconda fase operativa richiedevano un impegno ed il ricorso a tecniche infoinvestigative sofisticate e specifiche da parte della squadra di P.G. della Sezione Polizia Stradale di Taranto. Le indagini hanno permesso di accertare che l'ideatore e il promotore delle truffe era l’avvocato tarantino, il quale procurava le persone da far apparire coinvolte nei sinistri stradali mai realmente accaduti, ma denunciati nel territorio jonico, nonché a formare e a rintracciare la documentazione (Cid, certificati medici e di Pronto Soccorso, relazioni mediche di parte) che poi, in qualità di legale di alcune delle persone coinvolte, presentava alle imprese assicuratrici al fine di ottenere il risarcimento del danno.

In alcune circostanze la truffa avveniva con l'ausilio di documentazione falsa o falsificata in ogni modo, che veniva esibita alle compagnie assicuratrici per suffragare l'evento storico, talché ne deriva un fattivo "impegno" del legale nel costruire a tavolino le lesioni e le tesi a sostegno di tali richieste. Si pensi alle false dichiarazioni dei testimoni, alla costruzione logica e temporalmente attendibile della certificazione medica sanitaria da produrre, all'esibizione di ricevute o fatture di prestazioni sanitarie o terapie mai avvenute o falsamente attestate.

 

 

 

Tra gli indagati figurano altresì due avvocati compiacenti, C.R. e D.G. del foro di Taranto, che assumevano la difesa di alcune persone coinvolte nei falsi sinistri, facendo quindi da controparte con l'avvocato organizzatore, in alcune circostanze senza neanche conoscere i soggetti difesi. Determinante per il concretizzarsi del disegno criminale appare l'operato di quattro medici, anch'essi deferiti all'A.G., i quali redigevano corpose certificazioni a favore dei soggetti apparentemente coinvolti nei sinistri, la maggior parte delle volte senza neanche conoscere e visitare gli asseriti pazienti.

L'attività investigativa permetteva di accertare che in talune circostanze i certificati medici venivano richiesti telefonicamente dall'avvocato organizzatore, il quale stabiliva a suo insindacabile giudizio i giorni di prognosi da apporre sulla documentazione medica. Tra gli indagati figurano altresì un perito assicurativo e quattro impiegati di banca, questi ultimi in particolare permettevano il cambio di assegni non trasferibili, rilasciati dalle imprese assicuratrici quale provento degli apparenti danneggiati, a favore di persone diverse dagli effettivi intestatari, permettendo quindi la consumazione della truffa.

I sinistri oggetto di indagine sono stati in totale ventisei, di cui ben undici con coinvolti un pedone e dieci con coinvolti un ciclista; significando che l'ammontare delle somme erogate dalle assicurazioni quale risarcimento per le dichiarate lesioni è risultato di circa 500.000 euro. Le persone indagate complessivamente sono state 78, benchè le posizioni assicurative dei relativi protagonisti sono state duplicate e a volte triplicate; ciò significa che la stessa lesione, per la maggior parte dei casi risultata fraudolenta, veniva utilizzata per attingere in contemporanea a più imprese assicuratrici, quindi uno stesso soggetto, nelle medesime circostanze di tempo e di luogo, cioè simultaneamente, poteva essere passeggero di un motociclo, conducente di una bicicletta, pedone investito da un SUV e passeggero di una autovettura!

Anche i danni sui veicoli venivano riutilizzati per diversi sinistri, in particolare appare irreale ma effettivamente accaduto che la stessa foto di una bicicletta danneggiata venisse utilizzata per quattro sinistri stradali diversi.


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