IL MEDICO RISPONDE: UN'INTERVISTA AL GIORNO PER CONOSCERE ED AFFRONTARE L'INFARTO
Di Redazione (del 21/01/2013 @ 18:43:35, in Il Medico risponde, letto 3147 volte)

Un'intervista al giorno per Una scossa al cuore”, è un'iniziativa dell'Ufficio Stampa di “Medici per San Ciro”. Cinque interviste ai relatori delle due serate dell'VIII edizione di “Medici per San Ciro” in occasione della quale si affronterà un tema di impatto sociale molto elevato, “Le emergenze cardiologiche”.

Due giorni che daranno seguito al “Progetto sulla defibrillazione precoce nella città di Grottaglie - Una Scossa al Cuore” con la consegna dei defibrillatori e degli attestati ai First Responders. Un evento organizzato dall'associazione Medici per San Ciro Onlus e dalle Confraternite di Grottaglie, e patrocinato dall'Amministrazione comunale della Città di Grottaglie, dall’Ordine dei Medici della Provincia di Taranto, dalla Regione Puglia, dall’Azienda Sanitaria Locale ASL Taranto, dalla Provincia di Taranto, dall’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) Puglia, dalla Villa Verde di Taranto, dal 118 Taranto Soccorso, dalla Schiller Medical Italia, dallo SPI/CGIL, dalle Soroptimist e dall'Università dell’età libera di Grottaglie.

In attesa del convegno sulle “Emergenze cardiologiche” - che avrà inizio alle ore 17:30 del 26 gennaio prossimo presso il Teatro Monticello di Grottaglie - e della presentazione del “Progetto sulla defibrillazione precoce nella città di Grottaglie - Una Scossa al Cuore” - che si svolgerà giorno 29 gennaio a partire dalle 18:00 presso la Chiesa Madre di Grottaglie – da oggi parleremo del progetto con i relatori delle due serate.

“Un'intervista per Una scossa al cuore” comincerà con l'intervento del dottor Antonio Anastasia – Aiuto UTIC, cardio intensivista alla Villa Verde di Taranto – del dottor Vincenzo Lenti – direttore del reparto di cardiologia dell'ospedale Giuseppe Moscati di Taranto – e del dottor Luigi My – responsabile UTIC e Emodinamica alla Villa Verde di Taranto - cardiologi che il 26 gennaio relazioneranno al convegno “Le emergenze cardiologiche”.

Dottor My, cosa fare e cosa non fare nel caso di un sospetto di infarto cardiaco o più genericamente di un attacco di cuore?

«Questo è un argomento decisivo, la cui conoscenza e diffusione nella gente può davvero salvare la vita. Il tempo è fondamentale! Proprio come nel programma di cui siamo testimoni in questi giorni, “Una scossa al cuore”, ogni attimo perso dal manifestarsi del sintomo sospetto al primo contatto medico può costare una vita. Appena compaiono i sintomi guida - dolore al petto (irradiato o meno), alla radice delle braccia, alla mandibola, allo stomaco, associato o meno con affanno intenso, sudorazione abbondante - la prima cosa da fare è chiamare il 118.

Ogni altra iniziativa porta soltanto ad allungare i tempi di primo contatto medico, inteso come contatto tra chi sta soffrendo una condizione cardiologica potenzialmente mortale ed un medico, o meglio, un team formato e tecnologicamente attrezzato a gestire quel tipo di emergenza. Non è saggio, quindi, andare direttamente al Pronto Soccorso, nè da soli nè accompagnati da qualcuno. Non è saggio chiamare il proprio medico per una visita domiciliare nè la guardia medica. In Puglia, il Sistema 118 è dotato di apparecchi per la teletrasmissione dell’elettrocardiogramma e tutto il personale è in grado di eseguirlo.

Opzione importante per sapere come e dove condurre il paziente in funzione della condizione riscontrata. Dall’arrivo dell’ambulanza il rischio di morte si riduce per la possibilità di gestire al meglio le condizioni cliniche del paziente ed in particolare, trattando al momento con il defibrillatore le eventuali urgenze aritmiche. L'ambulanza, infatti, in caso di infarto miocardico acuto, potrà condurlo in una Cardiologia attrezzata per la Emodinamica Interventistica 24 ore su 24, per eseguire una angioplastica primaria in emergenza oppure in una unità coronarica o area critica in caso di urgenza differibile».

 

 

 


Dottor Anastasia, come è possibile ridurre e prevenire la morte improvvisa in ambito extraospedaliero?

«La causa più frequente di morte improvvisa in ambito extraospedaliero è un'aritmia cardiaca secondaria ad un infarto miocardico acuto (fibrillazione ventricolare)che può essere trattata efficacemente con un apparecchio defibrillatore. Per tale motivazione soltanto una rete organizzata di personale, non specificamente sanitario, addestrato ad effettuare la de fibrillazione precoce con apparecchi semiautomatici, opportunamente localizzati in zone ad elevata affluenza,potrebbe ridurre la mortalità improvvisa per infarto miocardico.

Bisogna comunque sottolineare che il rapido riconoscimento dei sintomi di una infarto miocardico deve indurre il paziente a richiedere l'intervento tempestivo del 118 che può'effettuare una diagnosi rapida con un elettrocardiogramma a domicilio del paziente con refertazione via gsm (cardioonline) e inviarlo tempestivamente presso il centro piu'vicino per effettuare una angioplastica primaria urgente (riapertura di una arteria del cuore occlusa con un palloncino). In ogni caso la mortalità per infarto miocardico puo'essere ridotta ancor più' solo con un efficace programma di educazione sanitaria volto a ridurre più' efficacemente i fattori di rischio cardiovascolari: fumo, diabete, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, sedentarietà ed obesità».

 

 



Dottor Lenti, qual è il ruole della “rete” in caso di infarto o di sindrome coronarica acuta (SCA)?

«L'organizzazione della assistenza cardiologica per le malattie coronariche acute, ha attraversato negli ultimi anni una profonda riorganizzazione partendo dal concetto fondamentale di cercare di curare queste patologie nella maniera più appropriata, indipendentemente da dove accade l'evento patologico. Si è quindi costruita la rete dell'assistenza cardiologica per l'infarto miocardico acuto, codificata in una delibera di Giunta Regionale nel 2008, in base alla quale i pazienti affetti da IMA accedendo al servizio 118, vengono accompagnati nelle UTIC più vicine e/o nelle emodinamiche di riferimento per riaprire nel più breve tempo possibile la coronaria occlusa acutamente.

Nella nostra provincia questo tipo di organizzazione è attiva già dal 2006, integrando i PS, il 118 e le cardiologie ospedaliere che dopo aver accettato e diagnosticato le SCA, laddove vi sia una precisa indicazione ad una rivascolarizzazione d'urgenza, provvedono a trasferire i pazienti presso l'Emodinamica della Casa di Cura Villa Verde dove viene eseguita la coronarografia e l'angioplastica. Negli anni le procedure sono divenute sempre più efficaci, tanto che la nostra provincia è stata la prima in Puglia ad ottenere percentuali di rivascolarizzazioni ragguardevoli. Nel solco di questa favorevole esperienza la regione Puglia ha voluto elaborare un progetto per cui le Strutture cardiologiche elaborino e rendano operative nel corso del 2013 un protocollo comune di cura per le SCA, che parta da casa del paziente e preveda le varie possibilità di accesso alle cure non solo in ospedale, ma anche nel periodo successivo alla dimissione, con precisi obiettivi ed indicatori di performance.

Sono stati costituiti dei tavoli tecnici e a breve si entrerà nella fase operativa del progetto. L'obiettivo è quello di garantire equità ed appropriatezza delle cure e nel contempo assicurare la massima sicurezza ai nostri pazienti».



(Si ringrazia Anna Rita Palmisani dell'Ufficio Stampa di “Medici per San Ciro” per la condivisione di quanto sopra riportato)


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