"Dove lavora?"
"Sono dipendente della grande industria"
"Quale?"
"Quella".
"Mi spiace ma al momento non sono previste linee di finanziamento, di prestito o di
credito per voi".
Abbiamo riportato uno dei tanti, ormai numerosi e all'ordine del giorno, colloqui lampo tra
un qualsiasi dipendente della grande industria e il responsabile di un istituto di credito.
La banca.
Sembra impossibile ciò che sta accadendO.
La tua banca, quella che hai sempre ritenuto "tua".
Quella che ti pregava di sottoscrivere un prestito.
Quella che ti inondava
la cassetta della posta di proposte di finanziamento.
Quella che addirittura di spediva
la carta di credito (mai richiesta) con tanto di fido aperto. Solo per te dicevano.
Per te che sei il miglior cliente.
Ma da allora cosa è cambiato? Per il cliente nulla. Lavora sempre dove lavorava prima.
Ha lo stesso stipendio. Fa la stessa vita. Anzi nel tempo ha fatto pure qualche piccolo prestito
e qualche piccolo debito tutto pagato secondo i piani previsti.
Ma allora?
E' cambiato lo status dell'azienda per la quale lavora.
La grande azienda.
Ma come? Sulle vetrine di banche e finanziarie si scorgono ancora i residui dell'adesivo
di una precedente promozione che addirittura tutelava proprio i dipendenti di questa grande
azienda.
Erano, per loro, i clienti migliori. Quelli da convincere con super promozioni. Tassi agevolati.
Conti a bassissimo costo. Prestiti con tassi ridicoli. E ora?
Che succede? Da privilegiati si è passati ad appestati?
Si, appestati. Il dipendente della grande azienda oggi trova numerose difficoltà ad accedere al credito.
Avere un prestito. Una carta di credito. E non parliamo proprio di un mutuo.
Respinti senza ritegno richieste di finanziamento per acquistare un piccolo computer per il figlio
che studia. 900 euro da dividere in 12 rate mensili. Meno di 90 euro al mese.
"Ci spiace. Il sistema non accetta la sua candidatura".
Respinti senza ritegno richieste di mutuo. E quelle in corso sospese in modo cautelativo dalla Banca.
Una situazione che sta davvero mettendo in crisi un intero settore di lavoratori e di famiglie.
Che non accettano questo modo di operare e queste porte chiuse a priori.
Ma che trovano assolutamente inconcepibili quelle dettate dalla propria Banca.
"Sig. Rossi mi dispiace ma in questo momento la Banca non può concederle
il prestito richiesto."
"Perchè? Sono sempre stato un buon cliente, ho gia avuto altri prestiti, non ho mai avuto un ritardo ne un problema!"
"Si sig. Rossi, lei ha ragione, ma la sua situazione lavorativa era diversa".
"La mia situazione lavorativa non è cambiata. Lavoravo per la grande industria ieri e ci lavoro oggi e ci lavorerò
domani"
"Forse non le è chiaro. E' proprio questo il problema..."
Il funzionario non lo dice pubblicamente, magari lo afferma sotto ai baffi, ma la motivazione
è proprio quella: il futuro lavorativo del sig. Rossi è oggi incerto.
Essere dipendente di quella grande industria oggi non è più garanzia per il domani.
Fino a ieri i dipendenti della grande industria nutrivano nei confronti delle banche la stessa
fiducia che nutrono i dipendenti statali.
Solvenza al 100%. Zero possibilità di perdita del lavoro.
Oggi non è più cosi.
Molti dipendenti della grande industria si trovano in difficoltà: le banche e le finanziarie hanno chiuso
tutte le porte.