EX ITALSIDER DI BAGNOLI: LA PROCURA SEQUESTRA L'INTERA AREA PER DISASTRO AMBIENTALE
Di Redazione (del 11/04/2013 @ 10:03:21, in Italia, letto 2441 volte)
Gir Grottaglie in rete Le aree dell'ex Italsider e dell'ex Eternit di Bagnoli, alla periferia di Napoli, sono state sequestrate dai Carabinieri nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli che ipotizza una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti della societa' 'Bagnoli Futura' e di vari enti locali.

L'inchiesta è condotta dal pm Stefania Buda con il coordinamento dei Procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fraiasso. I pm hanno chiesto e ottenuto dal gip in composizione collegiale, l'organico istituito in occasione dell'emergenza rifiuti nel Napoletano, l'emissione di un'ordinanza che dispone il sequestro preventivo di un'ampia area, compresa la cosiddetta 'colmata' di Bagnoli. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno accertato un notevole inquinamento dell'area: gli interventi di bonifica - secondo la Procura - avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale.

 

 

La costruzione dell'impianto siderurgico della società ILVA inizia nel 1905 su una superficie di 120 ettari, nel quartiere di Bagnoli, già sede di alcuni impianti industriali nella seconda metà del XIX secolo. Lo stabilimento Ilva di Bagnoli viene inaugurato così il 19 giugno 1910. Lo sviluppo industriale proseguirà nei decenni, dando lavoro a migliaia di operai: nel 1954 viene costruito a sud dell'ILVA l'altoforno della Cementir; nel 1962 le necessità di ampliamento dello stabilimento portano alla costruzione di un riempimento a mare (colmata) e di un lungo pontile (il "Pontile nord") per lo scarico delle navi pesanti. Nel 1964 lo stabilimento cambia la denominazione in Italsider.

 

 

Il primo calo di produzione dell'Italsider avviene nel 1969. L'anno successivo entra in crisi lo stabilimento Eternit. Nel 1972 il nuovo Piano regolatore approvato dal Comune di Napoli ritiene necessario impedire un ulteriore allargamento dell'area industriale e prevede una sua graduale trasformazione: il 30% dell'area sarebbe stato destinato ad attrezzature pubbliche e verde, mentre il restante 70% ad attività di tipo manufatturiero e a industrie ad alta tecnologia e basso impatto ambientale. Nel frattempo, nel 1976, il Comitato tecnico consultivo istituito per spiegare le perdite economiche dello stabilimento emette un rapporto conclusivo in cui si sostiene che i risultati negativi a partire dal 1969 vanno imputati a "deficienze impiantistiche e produttive non eliminabili per carenza di spazio". S'impone dunque un graduale abbandono dell'area, non più capace logisticamente di assicurare lo sviluppo industriale. Nello stesso anno il Consiglio comunale approverà una variante al Piano del 1972 per consentire la trasformazione e la de-industrializzazione dell'area di Bagnoli.

Nel 1985 lo stabilimento Eternit, già in crisi dal 1970, è costretto alla chiusura. L'Ilva (che poco dopo tornerà a essere di nuovo e fino alla fine "Italsider") chiude poco dopo il suo altoforno. La Cementir è costretta a riconvertire la sua produzione. Nel 1991 la Federconsorzi viene posta in liquidazione. L'impianto propriamente Italsider chiuderà ufficialmente nel 1992.

Una prima bonifica dell'area avviene dopo la chiusura degli impianti Eternit, tra il 1988 e l'anno successivo, ma si limita appunto alla sola area dell'ex stabilimento. Nel 1994 inizia una prima fase di generale dismissione e bonifica dell'area. La colata continua viene smantellata e rivenduta alla Cina, l'altoforno 5 all'India; i forni a calce sono ceduti nel 1997 alla Malesia; nel 2001 avviene lo smantellamento del treno nastri rivenduto alla Cina. Intanto, tra il 1996 e il 1999 vengono smantellati e rottamati molti altri capannoni, la centrale termoelettrica e le caldaie.

L'inizio della dismissione e della bonifica, nel 1994, viene stabilita da una delibera del CIPE, che finanzia l'operazione per un totale di quasi 400 miliardi di lire. Il CIPE individua nell'ILVA in liquidazione il soggetto responsabile della bonifica; successivamente, nel 1996, nasce la Società Bagnoli S.p.a. per l'attuazione dei lavori.

 

 

Nel 1998 il sito di Bagnoli-Coroglio viene inserito nell'elenco dei siti di interesse nazionale de bonificare. La Bagnoli S.p.a. comincia le operazioni di bonifica attraverso una serie di sondaggi geognostici tra il 1997 e l'anno successivo, con carotaggi, campionamenti dei sottosuoli e delle acque, indagini geofisiche. Per le aree a maggiore inquinamento si procederà, nel 1999, a una serie di sondaggi a maglie più strette. Viene riscontrata nel sottosuolo un'ampia presenza di metalli pesanti (arsenico, piombo, stagno, vanadio, zinco), mentre nelle acque vengo rilevate tracce superiori alla norma di ferro, manganese e idrocarburi. Il progetto prevede la rimozione di questi contaminanti, soprattutto riguardo alla forte presenza di amianto riscontrata già nella prima bonifica nell'area ex Eternit. Viene inoltre avviata la realizzazione di una barriera con impianto di trattamento delle acque per evitare la contaminazione del mare di Bagnoli apportata dalla falde inquinate[8]. Le operazioni, che procederanno a rilento, verranno oscurate da diverse vicende giudiziarie: gli ambientalisti presentano nel febbraio 1999 un esposto alla magistratura denunciando l'abbandono di 7000 tonnellate di amianto a cielo aperto, e nel mese di luglio un altro esposto alla Procura della Repubblica denuncia il ritrovamento di amianto occultato nel sottosuolo dell'area industriale dell'ex-Italsider.

 

 

Alla fine delle attività della Bagnoli S.p.a., le operazioni si limitano solo alla dismissione e all'abbattimento della maggior parte degli impianti. Gli impianti, le macchine e i manufatti industriali troppo vecchi per essere commercializzati vengono demoliti e i rottami derivati, decontaminati da eventuali inquinanti, vengono ceduti a fonderie e stabilimenti siderurgici. Al 2005 vengono demoliti complessivamente 163.277 tonnellate di macchine e e 551.383 metri cubi di opere in cemento e muratura.


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