LETTERE DEI CITTADINI, L. D’AMICIS: “L'ALTARE NON DEVE ESSERE TRASPARENTE! NON LO DICO IO.. “
Di Redazione (del 19/04/2013 @ 16:06:09, in Lettere, letto 1482 volte)

Il sig. Leonardo D'Amicis – tramite GIR – invia una “lettera aperta alla Reverenda Madre Badessa del monastero di Santa Chiara di Grottaglie, lamentando un particolare apparentemente di poca importanza, ma in realtà altamente significativo, nell’ambito tanto del rispetto delle regole canoniche quanto di aderenza ad una simbologia che è il perno del rito religioso. “Reverenda Madre Badessa, - scrive il sig. D’Amicis - l'area presbiteriale della piccola e bella chiesa del "nostro" Monastero di Santa Chiara, non è stata, fortunatamente, adeguata alla riforma liturgica.

Evidentemente i "Custodi" del monastero hanno fatto tesoro del suggerimento della CEI, (Il rinnovamento liturgico in Italia, n. 13) "a conservare e a tramandare con cura il patrimonio artistico e le testimonianze di fede del passato
".

 

 

 

 

Nello stesso tempo, però, - aggiunge il sig. D’Amicis - volendo adeguarsi al nuovo spirito liturgico del concilio ecumenico Vaticano II, si è pensato di inserire un altare amovibile nel piccolo recinto presbiteriale, davanti all'antico monumento, dove è presente il tabernacolo eucaristico.

Oltre alla evidente forma quanto meno discutibile, la nota chiaramente stonata e incomprensibile rimane il materiale usato: plexiglas incolore. La "Nota pastorale della Commissione episcopale per la liturgia CEI, n. 17", suggerisce che "Per non compromettere la evidenza e la centralità dell'altare non è ammesso l'uso di materiali trasparenti
".

 

 

 

Reverenda Madre, - conclude il sig. D’Amicis - sarebbe "cosa buona e giusta" rimuoverlo e sostituirlo con altro più confacente alla normativa liturgica, anche se, forse, visto che la chiesa non è una parrocchia e vista "la disponibilità dello spazio, l'esistenza di un precedente altare di valore artistico" (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti) sarebbe opportuno, in questo caso, la celebrazione versus Deum. “


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