SEMPLIFICARE NON È SEMPLICE? MA PER RILANCIARE L’ITALIA È INDISPENSABILE!
Di Marco Alatri (del 10/07/2013 @ 07:16:07, in Il Punto di vista, letto 909 volte)

Da mesi, anzi da anni se non da decenni si continua a dire che l’apparato burocratico italiano è un mastodonte impacciato ed autoreferenziale, fermo ad una stucchevole logica ottocentesca ed imperniato su una cultura del sospetto in cui il cittadino è visto come un malintenzionato che ha qualcosa da nascondere piuttosto che come un soggetto da aiutare ed affiancare nelle sue esigenze.

Provate a rivolgervi a qualche struttura pubblica per chiedere informazioni su come istruire una pratica per ottenere un permesso, una concessione o una autorizzazione. Fortunati coloro che trovano uno sportello specifico per l’assistenza del pubblico, ancora più fortunati coloro che dietro quello sportello trovano qualcuno che possa e voglia aiutarli in maniera efficace ed efficiente.

 

 

 

Un secolo e mezzo fa fu detto che “Fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani”; in attesa che si riesca in questo compito forse impossibile, non sarebbe male se almeno si unificasse la burocrazia nazionale. Per lo stesso concorso, per lo stesso bando di gara, per la stessa pratica, amministrazioni diverse adottano procedure diverse: c’è chi vuole la domanda in bollo e chi su carta intestata, c’è chi chiede l’elenco dei familiari conviventi del richiedente e chi la sua professione, chi richiede una montagna di certificati e chi si fida di una autodichiarazione cumulativa, chi vuole il timbro rotondo con inchiostro blu e chi invece il timbro lo vuole rettangolare ma con inchiostro nero.

Peggio della complessità è poi l’incertezza; non di rado alla stessa domanda istituzioni diverse forniscono risposte diverse e inconciliabili tra loro, e se il confuso cittadino si azzarda a far notare le incongruenze, ciascuna rivendica a sé l’esattezza della interpretazione della legge e della norma.

 

 

 

 

Possibile che abbiamo quasi mandato l’uomo su Marte ma non si riesca a stabilire un metodo unico, chiaro e lineare per pratiche semplici ma che portano via tempo, soldi e pazienza a milioni di cittadini? Possibile che una azienda debba preoccuparsi più della esattezza del terzo decimale indicato in una dichiarazione che di essere concorrenziale sul mercato? Possibile che per avere risposte ci si debba sottoporre a stancanti, quando non umilianti, “vie crucis” tra sportelli con orari di apertura assurdi, call-center telefonici perennemente occupati e fogli scritti in incomprensibile burocratese? Possibile che chi legga una norma debba districarsi tra addendum, rimandi, comma aggiunti, paragrafi abrogati e articoli aggiornati che fanno venire l’emicrania anche al più certosino dei legulei?

Anni fa fu nominato un Ministro per la Semplicazione Normativa che passerà alla storia forse solo per aver “battezzato” una legge elettorale da lui pensata e poi di spregiativamente battezzata “porcellum” e per un coreografico quanto assurdo rogo di tonnellate di carta che volevano rappresentare le centinaia di migliaia di norme e leggi abrogate. Da allora poco o nulla di più è stato fatto, intanto le nostre aziende soffrono la concorrenza straniera, i nostri ragazzi vanno all’estero ed i nostri marchi di prestigio vengono acquistati da investitori d’oltralpe: mentre nei “palazzi che contano” ci si continua ad accapigliare su giochi di poltrone, l’Italia affonda come il Titanic, senza neanche la consolazione di un orchestra che suona per rendere meno aspra la tragedia.


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