"ecoGIR": IL RICICLO DOMESTICO? ECCO COME COSTRUIRE UNA COMPOSTIERA “FAI DA TE”
Di Redazione (del 14/08/2013 @ 07:53:49, in ecoGir, letto 9719 volte)

Qualche tempo fa il Comune di Grottaglie ha pubblicato il bando per l’assegnazione di compostiere domestiche , indicate per il trattamento ed il compostaggio dei rifiuti familiari di origine organica e biodegradabili. Per coloro che vogliano cimentarsi con la pratica del compostaggio domestico ma non abbiano avuto la possibilità di presentare la richiesta al Comune e vogliano risparmiare la somma da spendere per l’acquisto di una compostiera, proponiamo di seguito le poche e semplici istruzioni per la realizzazione “fai da te”, che non avrà nulla da invidiare a quelle in vendita delle ferramenta e nei negozi di bricolage.

Per cominciare bisogna procurarsi il contenitore in cui inserire i rifiuti da compostare: alla opzione di realizzarlo ex novo con una refe metallica plastificata abbiamo preferito l’acquisto, per meno di dieci euro, di un cestone forellato in plastica, di quelli solitamente utilizzati per il bucato da lavare.

 

 

 

Questa scelta assicura una migliore manovrabilità ed una maggiore solidità della compostiera, anche se richiede l’investimento di qualche euro in più. Insieme al cestone occorre un pezzo di rete ombreggiante, da tagliare in una dimensione leggermente più alta del cestone, e per una lunghezza maggiore della circonferenza superiore del cestone.


Per prima cosa occorre realizzare sul fondo del cestone una serie di fori simmetrici di qualche centimetro di diametro, che permetteranno l’areazione del composto ma soprattutto il drenaggio di eventuali liquidi in eccesso.



Realizzati i fori, si inserisce la rete ombreggiante all’interno del cestone, fissandone i bordi con del filo di ferro. Questo accorgimento assicurerà l’ossigenazione del contenuto, indispensabile per il ciclo di compostaggio, impedendo comunque l’eventuale fuoriuscita del contenuto.


Il coperchio del cestone va invece coperto, per evitare che pioggia o rugiada possano penetrare nel cestone. Una soluzione è ritagliare un pezzo di plastica della dimensione del coperchio e fissarlo al di sotto con del filo di ferro, ma noi abbiamo preferito una soluzione più semplice e rapida, infilando il coperchio in un bustone di plastica di quelli usati per l’immondizia. Questa soluzione permette di riscaldare il composto anche di inverno grazie al potere del colore nero di attirare i raggi del sole, e consente anche, con pochi gesti, di eliminare il bustone in caso di bel tempo per aumentare la ventilazione del contenuto.


A questo punto il più è fatto, e si tratta ora di preparare il supporto del materiale da compostare. Per cominciare abbiamo inserito delle pietre, che appesantiscono la compostiera rendendola più stabile di fronte al vento, ma soprattutto permettono il drenaggio dell’acqua attraverso i fori sul fondo. Sulle pietre si posa poi uno strato di paglia e poi uno di foglie, ed infine un primo strato di terriccio.



Per rendere più efficace e veloce il processo di compostaggio è bene sfruttare anche la attività dei tanti animali che si cibano della sostanza organica e la trasformano, per questo basta recarsi in qualche terreno, meglio se incolto, sollevare qualche pietra o scavare un po’ per trovare insetti, larve, porcellini di terra, collemboli e millepiedi che vanno raccolti con attenzione e poi versati nella nostra compostiera. Ora è tutto pronto, per evitare lo spargimento dell’eventuale liquido fuoriuscito dai fori di drenaggio, la compostiera va posata su un sottovaso di adeguate dimensioni, piazzata su dei supporti che la sollevino di almeno un paio di centimetri.


Fatto questo, non resta che piazzare la compostiera all’aperto, in una zona areata ma protetta da folate di vento, e versarci dentro i nostri rifiuti biodegradabili, da ricoprire periodicamente versando uno strato di nuovo terriccio o rivoltando il contenuto della compostiera con una paletta perché la possibilità di circolazione dell’aria, l’aerazione del materiale e il suo rivoltamento periodico sono gli elementi che determinano la buona riuscita del compostaggio.


Spiegato come realizzare la nostra compostiera con poca spesa e tanta soddisfazione, esaminiamo meglio i fenomeni naturali che sono alla base del suo funzionamento. Nel ciclo naturale che si svolge nel sottobosco o nei terreni incolti, le sostanze organiche di origine vegetale e animale quali foglie, rami frutti, animali morti e deiezioni vengono decomposte dai microrganismi e dagli animali presenti nel terreno e tornano ad essere alla base della catena alimentare, fertilizzando il terreno. Il compostaggio imita, riproducendoli in forma controllata e accelerata, i processi che in natura riconsegnano le sostanze organiche al ciclo della vita.

 

 

 

Perché il processo di compostaggio funzioni al meglio, i materiali da inserire, eventualmente tagliati o sminuzzati in piccoli pezzi, sono gli scarti di frutta e verdura, scarti vegetali di cucina, fiori recisi e piante appassite, pane raffermo o ammuffito, gusci d’uova e ossa, fondi di caffè, filtri di tè, carta comune, cartone, fazzoletti di carta, carta da cucina, salviette, avanzi di carne, pesce, salumi e formaggi. Vanno invece evitati carta e cartoni plastificati e colorati, vetri e pezzi di metallo, così come vanno evitati pezzi di legno verniciati o trattati con prodotti chimici.

La corretta gestione della compostiera permette di attivare e mantenere nel tempo il processo di compostaggio, che si svolge in diverse fasi: la prima dura circa un mese, necessita di molto ossigeno e sviluppa energia termica, riscaldando il composto sino a giungere ad oltre 50°, condizione che provoca la scomparsa di piante infestanti e organismi dannosi. In questa fase si verifica la formazione temporanea di composti intermedi di degradazione quali acido acetico, propionico e butirrico che sono tossici per le piante e che possono provocare odori sgradevoli.

Nella seconda fase la temperatura diminuisce sino a circa 40°C ed i i processi metabolici diminuiscono di intensità, anche se alla attività batterica si affianca quella di di funghi e di attinomiceti che degradano amido, cellulosa e lignina. In questa fase la richiesta di ossigeno è minore e la sostanza organica non è più tossica per i vegetali. L’attivazione di questa fase è segnalata dal tipico odore di terriccio fresco che proviene dal composto.

 

 


La terza fase del processo è caratterizzata dalla attività degli animali quali lombrichi e porcellini di terra, che contribuiscono allo sminuzzamento e al rimescolamento dei composti organici e minerali che si creano nel composto. Per quanto il processo sia naturale e si “auto mantenga” nel tempo, è necessario creare e mantenere le condizioni ambientali necessarie, e tra queste le più importanti sono l'ossigenazione, l'umidità e la temperatura. Per una corretta ossigenazione, nel nostro caso è necessario utilizzare un contenitore che permetta la circolazione dell’aria e rivoltare periodicamente il composto per arieggiarlo.

Una umidità eccessiva può causare lo scolo di percolato dalla compostiera, mentre una umidità ridotta secca il compost e blocca il processo. La temperatura eccessiva, oltre a causare ad abbassare l’umidità, può avere effetti negativi sui microrganismi e sugli animali che contribuiscono al processo di compostaggio. Se tutto ha funzionato come si deve, già dopo un paio di mesi se estivi, o quattro o cinque se autunno in inverno, il compost - anche se è ancora in fase di trasformazione - può essere utilizzato come integratore e fertilizzante per le nostre piante da balcone o da giardino.

Dopo cinque o sette mesi il compost è stabile e l’attività biologica non produce più calore ma, a causa delle trasformazioni più lente, ha un effetto concimante meno marcato e si può impiegare per la fertilizzazione dell’orto e del giardino subito prima della semina o del trapianto.

 

 


Dopo 8 mesi o un anno il compost ha un effetto concimante ancora minore m presenta però ottime caratteristiche fisiche e una perfetta stabilità, che lo rendono idoneo al contatto diretto con le radici e i semi anche in periodi vegetativi delicati come la germinazione o la radicazione e ne permettono l’utilizzo come terriccio per le piante in vaso e per le risemine e i rinfoltimenti dei prati.

 

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