ANCHE A GROTTAGLIE LA DEVOZIONE PER I SANTI MEDICI COSIMO E DAMIANO
Di Angelo Nacci (del 26/09/2013 @ 08:30:57, in Tradizioni, letto 1089 volte)

Oggi 26 settembre si celebrano i Santi Cosma e Damiano. I Santi Medici sono compatroni della vicina Oria, luogo in cui si trova un santuario a loro dedicato, San Cosimo alla Macchia. Questo santuario sorge a circa sei chilometri da Oria lungo la strada che porta a Torre Santa Susanna e come tutte le  chiese dedicata ai Santi Medici si trova lungo un asse ideale che da Brindisi porta a Roma e che quindi ripercorre il pellegrinaggio che i due Santi gemelli fecero per giungere alla città eterna.

Questo santuario riceve ogni anno migliaia di visitatori e come numero di presenze si colloca al secondo posto, in tutta l' Italia Meridionale, preceduto unicamente dal Santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. E partiamo proprio dal Santuario di Cosimo alla Macchia per parlare dei numerosi pellegrinaggi partiti da Grottaglie che si ripetono ancora a tutt'oggi. Come già accennato San Cosimo e San Damiano erano due medici di origine araba (erano nati nell' odierna Siria) ed avevano altri tre fratelli che facevano loro da assistenti.

Sono i patroni di medici, chirurghi, farmacisti, parrucchieri e dentisti, “accoppiata” quest’ultima dovuta al fatto che in un passato non troppo lontano i parrucchieri fungevano anche da dentisti ed a volte anche da chirurghi.

 

 


I due Santi subirono un atroce e lungo martirio culminato con la loro decapitazione sotto l' impero di Diocleziano nel 303 d.C. Come per San Ciro i nostri concittadini si rivolgono spesso a San Cosimo e Damiano per ricevere una grazia soprattutto in termini di guarigione per sé o per i propri cari. Oltre che al 26 settembre sono numerose le occasioni di pellegrinaggio al santuario. La data sicuramente più importante, per noi grottagliesi è proprio il periodo vicino al giorno dell' Ascensione (cioè quaranta giorni dopo Pasqua) ed esattamente il quinto giovedì dopo Pasqua.

Fino a poche decine di anni fa molta gente si recava in pellegrinaggio a piedi partendo da Grottaglie la notte prima, percorrendo una strada che costeggiava la Via Appia fino a giungere ad Oria e successivamente al Santuario.

 

 


Il percorso era di 25 chilometri e mezzo e per percorrerlo si impiegava una intera nottata. Oggi a piedi non ci va ormai più nessuno, mentre sono rimasti i pellegrinaggi con i “traìni” addobbati con nastri colorati (le famigerate “capisciole”) e sonagli dorati. Proprio a proposito di questi pellegrinaggi ai quali non partecipavano solo i grottagliesi ma anche gli abitanti dei paesi vicini, mi pare doveroso ricordare la tragedia che avvenne alla fine di maggio del 1979. Negli anni settanta era ancora forte la tradizione di andare a piedi al santuario di San Cosimo alla Macchia.

 

 


Molte persone partivano in gruppetti la sera prima dell' Ascensione percorrendo la vecchia Via Appia che ai giorni nostri è stata quasi del tutto soppiantata dalla SS7 che da Taranto giunge a Brindisi. Ebbene la gente partiva da Via Madonna di Pompei e proseguiva lungo la Via Appia che comunque era sempre una strada provinciale importante percorsa dai mezzi che erano diretti da Taranto a Brindisi.

 

 


Al contrario di oggi poi la strada era completamente buia. In quella triste notte di 32 anni fa il conducente di un camion preveniente da Taranto, proprio all' altezza dello svincolo per Grottaglie sentì degli strani rumori provenire dalle ruote anteriori del camion, come se ci fosse qualcosa sull' asfalto. Allora si fermò e sceso dal camion si rese conto della tragedia appena consumata: quei rumori erano i corpi schiacciati di alcune persone che avevano appena intrapreso a piedi il lungo pellegrinaggio verso San Cosimo. Le vittime furono cinque. Tre ragazze Altomare, Fumarola e Magazzino, un ragazzo, Roberto ed una signora, Benvenuta.

Alcuni morirono pochi minuti dopo in ospedale. L' ultima a morire, circa una settimana dopo in ospedale, fu Mimma Magazzino, giovanissima, che aveva deciso di fare il pellegrinaggio verso San Cosimo per via della madre inferma.


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