Presso il Tribunale di Taranto prosegue oggi, con l’ascolto dei testimoni delle parti civili e l’avvio degli esami degli imputati, il processo a carico di 29 ex dirigenti del Siderurgico di Taranto accusati di disastro colposo, omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e altri reati in relazione alla morte di operai che lavoravano a contatto con l'amianto e altri cancerogeni, deceduti per malattie professionali.
Ne dà notizia l’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi sul Lavoro) di Taranto che, assistita dall’avvocato Maria Luigia Tritto, si è costituita parte civile; nelle udienze precedenti - il calendario fissato dal giudice Simone Orazio è particolarmente serrato - tra l’altro hanno già deposto i consulenti del PM, i professori baresi Cassano e Molini, sulla significativa presenza di amianto nello stabilimento siderurgico tarantino evidenziandone i nessi con la morte degli lavoratori deceduti per mesotelioma pleurico, malattia professionale correlata all'esposizione alle fibre aerodisperse dell'amianto.
Il presidente provinciale dell’ANMIL di Taranto, Emidio Deandri, ha dichiarato: “La costituzione di parte civile dell’ANMIL in questo processo è un momento significativo della battaglia condotta dall’ANMIL, in tutta Italia da oltre 70 anni, per la tutela delle vittime degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. La nostra è innanzitutto una battaglia di civiltà per contribuire affinché trionfi la giustizia e si affermi il principio inviolabile della tutela dell’ambiente e della salute pubblica, anche e soprattutto sui luoghi di lavoro”.
Nell'elenco degli imputati ci sono Emilio Riva, suo figlio Fabio, il direttore dello stabilimento di Taranto e diversi ex dirigenti che hanno gestito il passaggio del siderurgico dalla gestione pubblica (Finsider e Partecipazioni Statali) a quella privata, avvenuta nel 1995 con la vendita dell'Ilva a Riva da parte dell'Iri.
(Si ringrazia Marco Amatimaggio per la gentile collaborazione)