Quanto spendiamo in giochi d’azzardo legalizzati? Parliamo di quei graziosi tagliandi colorati che almeno una volta nella vita ci sono capitati fra le mani – per caso o per scelta di tentare la fortuna –. Una vecchia barzelletta parlava di un devoto che chiedeva a San Gennaro di farlo vincere al lotto, insistentemente, finché all’ennesima richiesta il Santo non parlò e disse: “figlio mio se non giochi come vuoi che ti faccia vincere?” Il motto “se non giochi non vinci” è lecito finché di gioco nel vero senso della parola si tratti.
Quando si varca l’invisibile soglia della dipendenza però si fa finta di non accorgersene fino a che il punto di non ritorno è ormai giunto. A quanti di noi è capitato di comprare qualcosa in un tabacchi e sentirsi proporre dal cassiere che anziché il resto possiamo avere in cambio dei “grattini”? A quanti di noi è capitato di ricevere per le feste anziché un dono – in periodo di crisi quando molti lamentano la carenza di denaro e lo sperpero in cose inutili – un biglietto della lotteria dai costi che arrivano anche fino a 20 euro? A quanti di noi è capitato di sentire un amico o un’amica che mente con imbarazzo ammettendo di essere in cattive acque e di aver dovuto chiedere un prestito ma non dicendo che la causa del proprio debito è dovuta al gioco d’azzardo? Può essere capitato ma fenomeni del genere pare, anzi è statisticamente provato, sono in vertiginosa crescita.
AAMS [Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato], Censis e Camera di Commercio dichiarano: “La crisi comprime economia e famiglie. Ma l’industria di puntate e scommesse prospera. Gli italiani spendono meno in cibo, ma ben mille euro all’anno in concorsi. Gravissimi i costi sociali […]” Il CNR e il NOMISMA forniscono i seguenti dati: 55% la quota di giocatori sull’intera popolazione italiana 700.000 i giocatori patologici in Italia, applicando i criteri di stima dell’Organizzazione mondiale della salute +7% aumento fra i giovani nel biennio 2008-2009 +4% aumento fra gli adulti nel triennio 2006-2008 68% la percentuale degli studenti italiani tra i 16 e i 19 anni che hanno tentato la fortuna almeno una volta.
La Puglia negli ultimi anni risulta in linea con la media nazionale secondo la quale l’80% della popolazione dedica una qualche attenzione al gioco d’azzardo “legalizzato” e non. I dati dell’”Agenzia Giornalistica giochi e scommesse” parlano del meridione come la parte d'Italia dove vanno per la maggiore i Gratta e Vinci: al sud infatti viene giocato il 44% di quanto speso in totale nel nostro paese per le lotterie istantanee (al nord vanno il 33% delle giocate, mentre al centro il 23%). “Regina del Gratta e Vinci” è la Puglia con una spesa media per abitante di oltre 278 euro all'anno. Mons. Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura e presidente della Fondazione antiusura San Nicola e SS. Medici di Bari, sostiene che subentrato l’azzardo non c’è più gioco, e sostiene che allo stato attuale il gioco d’azzardo – se pure sotto il controllo del monopolio di Stato – sia una vera e propria insidia culturale, che presenta non il gioco per l’uomo ma l’uomo per il gioco.
Sono oltre dieci anni che la Consulta mette in luce lo stretto rapporto tra gioco d’azzardo legale e prestito illegale, in gran parte in mano alla malavita ma non se ne parla che sommessamente in Parlamento dove D’Urso ha posto le proprie interrogazioni sul tema.
E lo Stato che posizione ha rispetto al gioco? L’attuale Legge Finanziaria promuovendo l’azzardo per favorire le entrate dello Stato, alimenta le cause di indebitamento delle persone, poi però non mancano le leggi “antiusura” che servono a poco quando il danno è fatto: infatti in Puglia il gioco d’azzardo è tra le prime cause dell’indebitamento per usura! Si potrebbe sostenere a ragion veduta “contraddittoria” se non “complice” del gioco d’azzardo stesso: da una parte colpisce quello che ritiene essere il gioco illegale mentre dall’altra – parandosi le spalle con messaggi come “gioca con moderazione” – offre un sostegno di legalità molto discutibile, anzi moralmente inaccettabile visto che suggerire di moderarsi nel giocare a determinati soggetti è come consigliare sottovoce ad un alcolizzato cronico di limitarsi nel bere…
La lotteria istantanea venne introdotta in Italia il 21 febbraio 1994 dalla Legge Finanziaria '94 del governo Ciampi per sovvenzionare con 240 miliardi di lire (123.949.655,78 di euro) il cosiddetto “piano salva lavoro” del ministro Gino Giugni. I primi tagliandi presero il nome di La fontana della fortuna e promettevano premi da 2.000 lire (prezzo dello stesso tagliando) a 100 milioni di lire (da 1,03 a 51.645,69 euro). La “garanzia” era che un biglietto su nove era vincente e per l'esordio ne furono distribuiti 40 milioni. Sono seguite 17 tipi di lotterie e ben 20 diverse tipologie di gratta e vinci, con costi da 1 a 20 euro per tagliando e vincite minime pari al costo del tagliando stesso e massime fino a 4.000.000 di euro Si tratta però di percentuali che – per fare un esempio di un concorso tipo – secondo i dati della G.U. n. 5 dell' 8 gennaio 2007, vanno dal 17.3333333% per la vincita di un premio pari al costo del tagliando acquistato fino al 0.0000134% per la vincita più alta, praticamente un sogno!
Da parte di associazioni impegnate nel sostegno contro il problema del gioco d’azzardo si lancia l’allarme anche sul gioco on-line che coinvolge paurosamente ragazzi, casalinghe e anziani. Dal Dipartimento di Psicologia Generale all’Università di Bari arrivano dati allarmanti che denunciano il fenomeno dei ragazzini dagli 11 ai 13 anni che già praticano l’usura legata al gioco per giocare alle macchinette. Il giocatore pugliese – come nelle altre regioni italiane – ha caratteristiche affini e variegate.
Nella nostra regione, la Puglia, non solo il fenomeno è consistente, ma coinvolge come un fatto quotidiano addirittura intere famiglie coscienti ma consenzienti nello stesso tempo. Se si va nelle sale bingo gli “abitudinari” sono la dimostrazione della solitudine del giocatore occasionale che diviene dipendente ma anche quella in cui si trovano e la mancanza di spazi alternativi in cui una persona può trovare il modo di sfogare un ansia, un bisogno o semplicemente socializzare. Chi studia il fenomeno della dipendenza da gioco ha verificato in queste sale l’utilizzo allucinatorio della luce e dei colori; i soggetti sono in stato di ipnosi come nelle discoteche.
Ma non anche i tradizionali burraco e poker sono giochi che nati per socializzare di fatto sono stati manipolati per creare quello stato di apparente comitiva che però al temine della partita rivela la concreta solitudine perché ognuno gioca per sé, e soprattutto perde quando è sottoposto a quello che può rivelarsi un vero e proprio “stress da gioco”.
Dati preoccupanti dell’ultimo anno sostengono che dalla Puglia si vada fino all’estero per giocare (Svizzera e soprattutto Montenegro). Le Università di Bari e Università di Foggia stanno lavorando sulla possibile prevenzione del fenomeno con l’obiettivo di capire che genere di prevenzione si possa adottare fin dall’insegnamento nelle scuole dove i ragazzi giocano già con consuetudine ma inconsapevolmente delle possibili conseguenze.
Un giocatore anonimo della “Associazione Giocatori Anonimi” costituitasi a Bari presso la parrocchia di San Sabino sostiene che sono molti giocatori in Puglia e di tutti i tipi. Egli stesso ammette di aver giocato per circa 25 anni al lotto e alle tris fino a rovinarsi senza rendersene conto. Secondo gli osservatori che studiano il fenomeno del gioco d’azzardo sarebbero le slot machines, il lotto e il Gratta-e-vinci i più inflazionati dai giocatori dipendenti.
C’è chi evade dal proprio quartiere o dal proprio paese per non essere visto quando va a giocare, e ciò che preoccupa è che quello che dovrebbe essere solo un gioco si sta tramutando in un fenomeno che coinvolge persone di tutte le età: dall’anziano che si gioca la pensione al lavoratore che investe gran parte se non tutto il proprio stipendio, fino a chi purtroppo è dovuto ricorrere anche a prestiti (i dati di chi ricorre agli usurai per ovvi motivi non sono censibili ma il fenomeno è in crescita) pur di saziare il bisogno di giocatore incallito.
Una vignetta col celeberrimo personaggio di Cattivik diceva: “La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo!” Ragion per cui non diamo e non diamoci consapevolmente la possibilità di rovinarci per una speranza comprensibile in tempo di crisi ma non condivisibile con l’intelligenza e con il rispetto per noi stessi.
immagine: consumatori.myblog.it
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