A partire dal 25 Settembre fino al prossimo 3 Novembre le stanze del Castello Episcopio ospitano le opere di due artisti grottagliesi di nascita e trevigiani d’ adozione: Antonio Favale e Giovanni Lenti. Antonio Favale è nato a Grottaglie nel 1957 e, conseguito il diploma in scenografia all’ Accademia di Belle Arti a Bari, dall’ età di 29 anni lavora a Treviso dove insegna Educazione Artistica presso la Scuola Media Statale “A. Serena”.
L’ artista ha partecipato a numerose Mostre e Concorsi Nazionali ricevendo numerosi premi. La tecnica è quella dell’ acquerello e pastello su tela o su carta. Il colore una volta omogeneamente steso sulla superficie, viene grattato via in alcune zone oppure con spugne bagnate viene tolta via una parte così da creare delle velature e far emergere la tela sottostante che è stata preparatoriamente “pastellata”. Il risultato è stupefacente sì da “creare immagini attraverso limiti visivi sui quali spesso il colore cola oltre il campo pertinente di rappresentazione spingendoci all’ immedesimazione” (F. Magnano).
I soggetti del Favale sono paesaggi, animali, figure architettoniche, umane e marine. E proprio quest’ ultime si rivelano all’ osservatore come “forme reali che suggeriscono interpretazioni astratte; le vele spinte dall’ elemento diagonale si intersecano in un equilibrio completamente asimmetrico; l’ asimmetria genera l’ immagine astratta…”(A.M. Kehrlein). Dalle sue opere traspare tutta l’ abilità scenografica dell’ artista presentandoci i soggetti in una ottica diversa rimarcando con curve e linee o sfumando la figura rispetto allo sfondo per valorizzare particolari, svelando all’ osservatore gli aspetti desiderati, aspetti nuovi, astratti: ”Antonio Favale è scenografo, costruisce gli spazi, quelli migliori; gli spazi vasti e confortevoli della nostra immaginazione” (F. Magnano).
Tra le sue opere esposte al Castello Episcopio sono molto belle quelle che hanno come soggetti animali come “Bull” (acquerello e pastelli su tela) dove la sagoma del cane di colore rosso, è splendidamente incorniciata da uno sfondo anch’ esso rosso e rimarcata con delicate macchie di acquerello, “Cra Cra” (acquerello e pastelli su tela) dove il verde tenue della rana si staglia dall’ oscurità violacea dello stagno sottostante. Sicuramente cariche di dinamicità sono le figure umane che hanno come soggetti donne come “La ragazza col violino” (acquerello, matita e pastelli su tela) che abbiamo già potuto ammirare qualche mese fa in una bellissima mostra tenutasi a Palazzo De Felice: la ragazza dal volto anonimo e coi lineamenti appena accennati da esili tratti di matita pare posseduta a suonare il violino dal quale la musica si sprigiona come una tempesta di colori che avvolge completamente la figura umana; una delle opere più belle e rappresentative del Favale.
Carica di eros e passionalità invece è la “Venere” (acquerello e pastelli su tela), dalle curve morbide e sensuali avvolta da uno sfondo “pastellato” rosso. Infine le marine, ” ..nelle marine di Antonio il mare si offre a porzioni dominate da curve dolci e iridescenti che custodiscono, come dentro teche trasparenti, scafi e vele..” (F. Magnano); dove la asimmetricità delle curve e delle linee conferisce alle vele un’ aspetto astratto che viene riflesso in maniera distorta nell’ acqua sottostante mantenendone inalterati i colori.
Giovanni Lenti è nato a Grottaglie (TA) nel 1949. Vive e lavora a Treviso, dove dal 1976 insegna Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico. Diplomato all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Grottaglie e all'Accademia di Belle Arti di Firenze sin da ragazzo ha frequentato e lavorato presso la Bottega 3MC di Grottaglie sperimentando l’ aggiunta di concetti moderni nella ceramica tradizionale grottagliese. Le opere del Lenti sono rappresentate su “lastre”; vi è solo un piatto in tutta la sua esposizione al Castello.
Vi sono rappresentati animali, paesaggi e segni. Il materiale di supporto è costituito dal “semirefrattario” bianco o rosso che cuoce a 950-960 gradi. La tecnica è quella dello smalto che ha una consistenza più densa e della vernice che è trasparente. Caratteristica delle opere è l’ utilizzo di fili di rame o di ottone: su una base rossa i fili di rame dopo la cottura lasciano ombre scure. Le “lastre” sono molto belle e caratteristiche e rappresentano un’ insieme di “segni” come mani e piedi verniciati color oro, pesci coloratissimi, palme in miniatura; il tutto richiama un fascino antico, mediorientale.
Tra le opere esposte al Castello Episcopio sono da segnalare “Impronte 2010” una lastra coloratissima divisa in quattro pannelli dove le impronte umane sono miste a figure animali come galli e pesci e a segni indecifrabili che conferiscono all’ opera un senso di “indecifrabile comprensione”, di mistero, di arcano unitamente ad un sapore antico. Interessante anche l’ opera “Giardini Pensili 2010” dove figure coloratissime sono supportate da sottilissimi fili metallici che creano appunto l’ immagine di un coloratissimo giardino sospeso conservando il fascino “antico” dei Giardini pensili di Babilonia.
Nel complesso dunque è una bella mostra da vedere, osservare e contemplare.
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