Alcuni giorni fa il blog di GIR ha pubblicato un contributo interessante e stimolante di Valerio Tambone, sul tema del rapporto etica-politica. A questa segue oggi una riflessione/risposta di Piero Aresta, noto operatore culturale cittadino, che mira ad aprire e ad alimentare un dibattito costruttivo sui valori dell'etica e sull'impegno della politica.
"Caro Valerio, tu scrivi: “…dipenderà da chi né sarà il custode, per non andarmene di nuovo.” e se provassimo, almeno in un ragionamento condiviso, meglio ancora se poi da questo alla prassi, a passare dalla terza persona singolare o plurale che sia (lui, gli altri) alla prima persona (io, noi)? Ci provo, e te lo propongo per l’eventuale discussione/condivisione.
Primo “noi”. Siamo insieme, tutti! insieme, in una comunità cittadina, il cui “bene comune” è amministrato da un gruppo di persone da noi elette. Tra qualche mese saremo chiamati a esprimere con il voto un giudizio sul loro operato e una decisione sulle persone –scegliendo tra tante che si propongono più o meno raggruppate- che per il prossimo quinquennio amministreranno quel bene comune. Come orientarsi? “…per non andarmene di nuovo.”
Sull'’ “etica”, condivido pienamente il tuo pensiero: deve fare la differenza. Naturalmente stiamo parlando di etica della politica: cioè delle scelte legislative e amministrative di volta in volta adottate; e di comportamenti di uomini (e donne) pubblici: cioè se sei d’accordo parliamo di coerenza tra il dire e il fare, e di trasparenza nei conflitti di interesse.
La “razionalità”. La politica, cioè proprio quelle scelte di governo della comunità, effettivamente adottate, -tutte legittime, se è stato fatto salvo il contenuto etico- e i risultati prodotti, in che misura sono coerenti con le mie idee –in quanto elettore- sul percorso che la nostra comunità deve compiere?
Secondo “noi”. Il voto di ogni elettore ha un altissimo valore democratico e civile, ma sicuramente esso ha tanta più efficacia nella misura in cui si orienta con quello di tanti altri che condividono valori, idee, soluzioni ai problemi comuni. Associazioni, movimenti, partiti hanno questa funzione: conciliare, cioè, libertà e creatività individuale con orientamenti collettivi; interessi individuali o di parte con il bene comune; l’ “io” con il “noi”.
Terzo “noi”. La nostra comunità locale è in realtà solo parte di altri “noi” sempre più grandi –come in gioco di scatole cinesi-: la comunità nazionale, quella europea, quella occidentale, il mondo; le connessioni tra i diversi livelli, nella duplice direzione sono, come sappiamo strette, molto strette, sempre più strette. Associarsi, sforzarsi di condividere il “noi” più vicino e quello più lontano; acquisire visioni collettive è un continuo, quotidiano sforzo, mai dato per scontato. E’ il sale, il motore di ogni civiltà viva in grado di cambiare in meglio la vita quotidiana di milioni di persone e del loro ambiente naturale.
Guai quando esso diventa scontato vuol dire che allora il pluralismo delle idee è stato sostituito dalla soffocante prepotenza dell’ideologia ed è la morte della democrazia e della libertà. Il novecento ha luttuosamente conosciuto, pervasivo e diffuso nel mondo intero, questo vero e proprio cancro della politica. Altre volte nella storia dell’umanità addirittura l’ideologia si è saldata all’integralismo religioso producendo ancora più lutti violenze e disastri. Ma questa è un’altra storia. Se “il custode” è in qualche modo espressione di quel “noi” che ancor più comprende la maggioranza e la minoranza, sicuramente non ci sarà bisogno di “andarsene di nuovo.”
Condividi con me l'opinione che in questo momento l'urgenza per questa città è porre un argine alla frammentazione: ricomporre per dare una chance concreta al cambiamento?"
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