Il Barocco del poeta Giuseppe Battista (Grottaglie - Taranto 1610 – Napoli 1675), grottagliese, verrà tradotto e presentato in Albania grazie all’interessamento del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. A curare l’iniziativa è stata Micol Bruni, Cultore della Materia all’Università degli Studi di Bari e studiosa degli aspetti storico - giuridici delle minoranze linguistiche. La traduzione di Giuseppe Battista, grazie all’esperto Agostino Giordano direttore della rivista “Jeta Arbereshe”, avviene in occasione dello studio sul Barocco dal Regno di Napoli all'Europa attraverso la funzione culturale ed estetica dei concetti di finzione, di oblio e di maschera. Progetto che ha dato vita alla pubblicazione: “La finzione, l’oblio, la maschera. La metafisica dell’anima in Giuseppe Battista”, (edita dal CSR Francesco Grisi con il patrocinio del MiBAC e Presidenza Camera dei Deputati) con contributi di studiosi come Marilena Cavallo, Neria De Giovanni, Pierfranco Bruni, Carmen De Stasio, Pio Rasulo, Roberto Burano e la stessa Micol Bruni.
Uno studio con una originale proposta letteraria dedicato ad un poeta di un Seicento che ha fatto da spartiacque tra l'eredità Rinascimentale e l'età post secentista e Illuminista. Le cinque poesie sono: "Democrito ed Eraclito", "Mentre bella donna coglieva fiori", "Il ritorno al paese natale", "Pregio della poesia", "Poeta e amante" e rientrano nel Progetto di promozione e valorizzazione delle poetiche Barocche tra Regno di Napoli e cultura Mediterranea sul tema: "Giuseppe Battista e le maschere" curato da Micol Bruni. Il progetto, comunque, aveva già dato vita ad una prima pubblicazione nel 2003: “Giuseppe Battista e l’inquietudine Barocca”, che racchiudeva anche un testo inedito sul Battista di Francesco Grisi.
"Portare la poesia di Giuseppe Battista in Albania con traduzione in albanese, afferma Micol Bruni contribuisce a inserire la poesia Barocca, nata all'interno del Regno di Napoli, in un contesto tra culture Mediterranee e Adriatiche. La figura e l’opera di Battista diventa così una chiave di lettura tra ciò che è stato il Regno di Napoli e il mondo albanese subito dopo la morte di Scanderbeg, il quale aveva stretti legami con l’Italia. Si tratta di un legame significativo e lungimirante sul quale stiamo lavorando da molti anni. A fine agosto parteciperemo ad un Convegno proprio in Albania e illustreremo il progetto con i testi di Battista già tradotti. Un dato che ha visto come elemento centrale proprio le ricerche che da anni stiamo portando avanti".
“Il rapporto tra la figura, l’opera di Giuseppe Battista e il Barocco, sottolinea la curatrice del volume Micol Bruni, offre non una sola chiave di lettura ma avvia dei processi interpretativi che puntano i riflettori sulla possibilità della modernità del Battista stesso. Non soltanto un Battista “accademico” ma una poetica barocca nella quale si intrecciano tematiche come l’oblio, la ricordanza, la solitudine, il concetto di tempo tra metafisica e mito.
“Giuseppe Battista, conclude Micol Bruni, e il suo Barocco devono appartenerci come modelli vivi e non come un archivio depositato nella soffitta di quei saperi che non arricchiscono ma diventano soltanto polvere. Togliamo la polvere caduta su Giuseppe Battista ma riportiamolo dentro le stanze del nostro cuore e lasciamo nelle soffitte le accademie perché la poesia ha bisogno di luce, di aurora e di quel volo di gabbiano o di colomba che agita i versi e le notti del nostro essere vivi nella contemporaneità e consapevoli che il destino è segno tangibile di una vita che va vissuta fino in fondo. Giuseppe Battista non ha bisogno di una lapide soltanto ma di una voce viaggiante che lo potrà rendere viandante tra le nostre quotidianità”.
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