Le recenti vicende che hanno coinvolto l’ILVA di Taranto continuano a suscitare commenti e prese di posizione da parte di esponenti politici, istituzionali e di associazioni. “Taranto sia da lezione e convinca le istituzioni che la parola chiave è la prevenzione da esercitare attraverso il rigido controllo delle norme. Solo così possiamo evitare il riverificarsi di queste drammatiche situazioni. In nessuna altra parte del mondo i lavoratori sono posti di fronte ad una scelta come quella che è stata profilata ai Tarantini, scegliere tra morire di stenti e di fame o morire di lavoro.
Sulla vicenda dell'Ilva stiamo assistendo ad una guerra sociale dove dei cittadini, pur di riuscire a portare a casa mille euro al mese, hanno deciso di intavolare una guerra contro la magistratura chiamata ad agire nel loro stesso interesse". Lo ha dichiarato in Aula, rispondendo all'informativa del Ministro Clini sull'Ilva di Taranto, il senatore dell'Italia dei Valori Giuseppe Caforio, che continua: "Salvaguardare il diritto dei cittadini alla salute e l'ambiente circostante e garantire il diritto al lavoro di 11.634 dipendenti è una duplice emergenza che va risolta in fretta. L’IdV è consapevole che l’unico modo per non arrivare a questo punto era quello di investire in tecnologie e processi produttivi tali da non inquinare e non mettere in pericolo la vita dei lavoratori dell’Ilva, l’indotto e l’intera collettività tarantina".
"La famiglia Riva in Italia - prosegue il senatore Caforio - non ha investito nella tecnologia e per troppi anni lo Stato e le istituzioni tutte, hanno tacitamente riconosciuto al gruppo il diritto ad inquinare. Ed è su questo che, con la connivenza delle Istituzioni, ha costruito la propria ricchezza. Chi inquina dovrebbe pagare e spero che un giorno lo Stato deciderà di presentare alla famiglia Riva la fattura.
Hanno distrutto un ecosistema, reso malsano l'ambiente di vita di un'intera popolazione, messo in ginocchio l'economia locale. Sono tre reati che non possono passare ingiudicati. Mi auguro che finiscano i tempi del gioco delle tre scimmie e che, di volta in volta, si vadano ad affrontare e risolvere concretamente tutte quelle problematiche relative alla salvaguardia dell'ambiente e della pubblica salute da spregiudicate attività di grandi impianti industriali", conclude il senatore Caforio.
Anche la associazione "Sud in Movimento" di Grottaglie esprime il suo punto di vista e dichiara: "“C'è un mondo dentro”, così recita lo spot di una massiccia campagna d'informazione pro Ilva messa in campo alcuni mesi fa dal gruppo Riva, che va dalla pubblicazione di foto paradisiache su riviste Ambiente e Sicurezza, fino all'Open Day (3100 visite in 2 giorni fra curiosi stuzzicati da specchietti per le allodole e parenti di dipendenti “gentilmente invitati”). Nel frattempo i chimici nominati dal Gip Patrizia Todisco effettuano due perizie, una ambientalista e l’altra epidemiologica, portando alla luce dati allarmanti, non sconosciuti ma sempre taciuti, facendo sgretolare come sabbia al vento l’immagine paradisiaca creata dalla massiccia campagna d’informazione pro Ilva.
Il colosso accusa il colpo, sbanda, barcolla, le accuse sono gravissime: disastro ambientale. Indagati otto dirigenti, il gip dispone il sequestro e quindi la chiusura dei sei impianti che costituiscono l’area a caldo. Il 26 luglio la tensione arriva alle stelle grazie a una notizia divulgata dai sindacati, i carabinieri sigillano gli impianti (tutto falso). Si aprono i cancelli, i sindacati invitano gli operai a bloccare la città mentre gli impianti interessati continuano a produrre e mezzi aziendali (senza targa) escono e organizzano barricate. La città è in ginocchio. Nessun comunicato, nessuna presa di posizione dai rappresentanti dei lavoratori, per una manifestazione in cui gli operai, con il benestare economico del padrone, ringhiano contro la magistratura e gli ambientalisti che sembrano mettere in pericolo il loro posto di lavoro.
Ma ancora una volta Taranto e i suoi cittadini stanno pagando il prezzo di cinquant'anni di scelte infami. Si è sempre saputo che l'Ilva inquinava e uccideva ma in moltissimi hanno colpevolmente taciuto. Dal Comune al Governo, dalla Regione alla Provincia: tutti avrebbero potuto e dovuto fare molto di più e a tempo debito. Anche chi doveva tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori all'interno della fabbrica ha preferito proteggere e tutelare i propri interessi, invece che quelli di coloro che ogni giorno hanno lasciato un po’ della loro vita dentro le tute da lavoro.
Per non parlare di ciò che accade all’esterno: il territorio è ormai saturo di Diossina e Pcb. Sud in Movimento si schiera dalla parte dei lavoratori ribadendo però alcuni principi cardine: il lavoro è un diritto, il lavoro sicuro per sé e per gli altri è un diritto perché la salute e la vita umana sono beni primari dell’individuo, la cui salvaguardia va assicurata in tutti i modi possibili. Bisogna però recuperare una “coscienza“ operaia indipendentemente da chi e da come ci rappresenta e occorre attribuire le responsabilità a chi in questi anni ha costruito imperi economici sfruttando le risorse ambientali di questo territorio e a chi nella politica è stato incapace di avvertire l’entità di un’emergenza sanitaria e ambientale senza paragoni nel resto d’Italia.
Bisogna obbligare Riva ad investire i miliardi di euro guadagnati sulla pelle dei Tarantini, per attenersi a tutte le prescrizioni che inevitabilmente saranno imposte dalla nuova AIA e/o dagli interventi della Magistratura. Anzi dovranno essere gli operai stessi, senza perdere il loro posto di lavoro, ad eseguire i lavori di bonifica e modernizzazione degli impianti. Dovranno loro stessi richiederli con tutta la forza che hanno in corpo, a pretenderli per il rispetto della loro salute e di quella di tutti i cittadini di Taranto.
Le due ordinanze del Gip Patrizia Todisco - conclude il comunicato di "Sud in Movimento" - non devono essere considerate una condanna per i lavoratori e per lo sviluppo del nostro territorio ma devono segnare una svolta epocale per la città di Taranto; devono rappresentare un input e un incipit per l’intero territorio, che ora sa tutto quello che c'era da sapere ed ha di fronte a sé un'occasione irripetibile: quello di riscrivere un futuro diverso e certamente migliore."
Il “Comitato per Taranto” invece, in un suo comunicatosi chiede: “C'è una città? Ci sono i cittadini?” per poi affermare: “Nel delirio di manifestazioni imposte dai sindacati nazionali e fiaccolate religiose, tra presìdi e occupazioni di strade, sembra che la maggioranza dei cittadini di Taranto sia scomparsa. Sembrerebbe che siano andati tutti in vacanza e che abbiano abbandonato la città come set cinematografico buono per terrorizzare psicologicamente l'opinione pubblica nazionale. In viaggio per l'Italia, nei giorni scorsi, abbiamo sondato l'opinione pubblica nazionale per capire cosa è passato oltre provincia del "caso Taranto".
In un momento di crisi generale ha fatto breccia il terrorismo psicologico della frase "sequestro degli impianti", dichiarato come già operativo dai media e associato alla chiusura definitiva, all'incubo della fine della produzione nazionale di acciaio, alla messa in strada di 15-20 mila operai... Scenari da apocalisse che nelle parole dei commentatori e dei copincollisti dei comunicati nazionali, con più o meno giri di parole, trovano un'unica ragione. Quella di sempre. Quella che dai tempi di Craxi sembra l'uscita di emergenza da ogni vergogna pubblica: è colpa della magistratura! "Le procure vogliono prendere il posto della politica e dei sindacati" dicono alcuni, altri delineano con disprezzo perfino il profilo dei magistrati che si sono permessi di tagliare il cordone ombelicale di connivenza, corruzione, sfacelo, spreco di denaro pubblico per il profitto privato, disastro ecologico e anche economico... Ma che si sono messi in testa? Di applicare la legge? In Italia??? Perché questa violenza mediatica? Perché evidentemente fa paura ai tutori del sistema che, in tutti questi anni, le "cavie" di Taranto, invece di accontentarsi delle caramelline elemosinate da Regione, Stato, ASL, ARPA, sindacati e padroni (leggi inapplicate, studi segretati, procedure inceppate, scioperi a salve), le cavie di Taranto hanno rosicchiato le gabbie poco a poco fino a creare una rivoluzione di portata europea!
Dalla piccola voce di questo blog di un comitato che ha partecipato attivamente agli ultimi 5 anni di vita della città vogliamo far rimbalzare il più lontano possibile le ragioni di tutti, la realtà delle cose. Qui si è prodotta tanta ricchezza per anni. La gran parte di questa ricchezza ha incrementato il PIL nazionale. Qui si è salvata l'industria siderurgica nazionale mentre per le stesse ragioni di salute e obsolescenza si chiudevano Genova e Bagnoli. Qui si è tenuto il passo (produttivo) con il resto d'Europa. Qui però, come sempre, i soldi sono stati sprecati, le prescrizioni ignorate, la salute è stata messa in ultimo piano e, per la logica di massimizzazione del profitto privato, nessun investimento lungimirante è stato fatto per stare al passo non solo produttivo ma anche tecnologico con gli altri paesi industrializzati. Tutti sapevano. Ma questo meccanismo all'italiana trasposto su una scala di mercato da diversi miliardi di euro è diventato una macchina incontrollabile: nessuno degli ingranaggi ha mai il coraggio di reagire.
L'iniziativa è partita dai cittadini. Dalla gente stanca, e non è retorica, di accompagnare malati e di sentirsi prendere in giro da promesse di turismo e sviluppo quando la realtà è quella di miasmi putridi di fabbrica e polveri piene di sostanze mortali. Nessuna alternativa all'industria pesante da cinquant'anni! E' stata una forza crescente, fatta di piccoli progressi, di voglia di comunicare e di ascoltare. E' nata una coscienza civica e il frutto di tante piccole battaglie combattute con le clave contro i sottomarini nucleari dei poteri multinazionali. E' stato il riconoscimento, garantito dalla Costituzione, dalla Legge, del diritto di essere tutelati. Tutelati, con pari diritto, nel lavoro, nel territorio, nella salute, nei servizi. Insomma, le cavie nazionali hanno alzato la testa e si sono rifiutate di farsi inoculare veleni per arricchire tutti tranne loro! E hanno avuto la fortuna di incontrare giudici motivati e rigorosi, periti sinceri e incorruttibili, gente coraggiosa che ha svolto il proprio lavoro con onestà tra mille condizionamenti.
Ora queste piccole cavie sono state tramortite dall'onda scagliata dal sistema che attua tutte le contromisure possibili per annegare con violenza questa rivolta di civiltà. E le piccole cavie rivelano tutta la loro debolezza. Hanno paura, sono divise, sconcertate, spavetate. Sono sparite le grandi sigle che incoraggiavano a scendere in piazza e l'opinione si è frammentata in una serie di rivoli sempre più piccoli, fino ad essere assorbita dalla terra arsa, tra gli schiamazzi tronfi dello Stato, dell'Industria pesante, di sua maestà lo Spread. E' normale avere paura quando la Storia dello Stato passa sotto casa tua e travolge chi incontra. Ma il nostro ruolo, non per leadership, ma solo per l'esperienza e la coscienza della strada intrapresa anni fa, è quello di continuare a dare l'esempio. A restare aperti a tutti per cercare di restare sereni e decisi. Il Comitato per Taranto continuerà a fare pressione sulle associazioni per ritrovare unità e forza.
Non si può bruciare così il lavoro di oltre dieci anni. Intanto un piccolo segno vogliamo darlo anche noi. Senza costringere nessuno a risse, lotte ed estenuanti manifestazioni agostane tra urla stimolate ad arte per coprire ogni voce pacata e riflessiva. Vi invitiamo ad essere cittadini, ad essere Città.
Noi metteremo fuori dal nostro balcone un lenzuolo bianco - conclude il comunicato. Il nostro sogno sarebbe quello di una città che si vestisse di bianco in questi giorni in cui si decide il suo destino. Non è il bianco che ricopre il sepolcro putrido di biblica memoria. E' la voglia di giustizia e di speranza nel futuro!"
Alcuni cittadini di Taranto invece, col sostegno dei comitati “Legamjonici” e “Taranto Lider’’ scelgono un manifesto 3x6 per schierarsi, dichiarando: “SIAMO FIERI DELLA MAGISTRATURA E CON GLI OPERAI !” come evidenziano in un comunicato che afferma: “Dal 2 agosto e per 14gg, in via Medaglie d’oro angolo Via Marche, a 2 passi dal Tribunale di Taranto, vi sarà affisso un manifesto 3x6 che urlerà un messaggio sociale: SIAMO FIERI DELLA MAGISTRATURA E CON GLI OPERAI! Alla luce dell’attuale ordinanza emessa dal magistrato, con il quale si ordina il sequestro di sei impianti dell'Ilva, ci rendiamo conto di trovarci in un momento storico per la città di Taranto e noi come cittadini non possiamo che esprimere tutta la nostra stima e incondizionata riconoscenza al lavoro encomiabile e all’integrità morale dei magistrati e dei periti per aver fatto emergere e cristallizzato la drammatica situazione della città di Taranto già nota, ma da molti, in particolare dalle istituzioni e sindacati, volutamente tenuta in sordina.
L’ordinanza di sequestro dell’impianto Ilva di Taranto è una infusione di speranza per il futuro, un futuro che tuteli la salute dei nostri bambini ed al contempo tuteli gli operai che lavorano nello stabilimento. Esprimiamo il nostro appoggio all’operato dei magistrati che finalmente impongono “l’immediata adozione, a doverosa tutela di beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana, del sequestro preventivo’’. Irresponsabili sono coloro che contrappongono i cittadini consapevoli ai lavoratori. I lavoratori e le loro famiglie sono i primi a conoscere ed a subire i danni degli innumerevoli inquinanti prodotti dalla grande industria, come anche riportato nella perizia epidemiologica.
Oggi il nostro impegno sarà tutto rivolto a restare uniti, cittadini e lavoratori per sostenere la Magistratura nel suo compito di indagine e condanna dei colpevoli del disastro ambientale e sanitario di Taranto.
Dalla politica ora pretendiamo che preveda: 1.Tutela della salute e dell'occupazione. I lavoratori devono essere ricollocati in attività economiche più salubri. 2.Dismissioni delle aree più inquinanti. 3.Sviluppo di attività economiche che valorizzino le vere vocazioni di Taranto: piccole e medie imprese del turismo (culturale, enogastronomico, sportivo), delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, della mobilità sostenibile, del porto ed aeroporto, del ciclo dei rifiuti, delle bonifiche, dell'agricoltura biologica, della pesca/mitilicoltura."
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