Il consigliere regionale Patrizio Mazza (Idv) torna con una nota sul problema ambientale di Taranto, affermando che: “Le istituzioni e gli enti di competenza non possono rimanere sordi alla continua “desertificazione” di territori bellissimi che continuano, a causa dell’inquinamento, a perdere capacità di attrazione d’investimento.
L’attuale ecosistema del Mar Piccolo non allenta le preoccupazioni della categoria dei mitilicoltori e nei territori circostanti la città, per almeno 20 km di distanza dal polo industriale, si estendono terreni non coltivati e non più soggetti al pascolo a causa di svariati abbattimenti di allevamenti. La politica non può assistere silente ai bisogni di un territorio con potenzialità inespresse, nel quale il sistema economico imperante è rappresentato dalla monocoltura dell’acciaio, cui si aggiunge la previsione di raddoppi di ulteriori industrie anch’esse inquinanti. Si assiste ad un irrefrenabile depauperamento economico e relativa perdita di posti di lavoro in settori che hanno sempre rispettato la vera vocazione “non industriale” del territorio Ionico .
Si vuole offrire spunti operativi a chi è destinato a prendere le redini della città, in vista delle prossime elezioni, e a rappresentare motivi di richiesta, per la stessa, di maggiore e concreta attenzione anche da parte del Presidente Vendola, perché siamo convinti che l’inquinamento continua invariato e che non si possano “ considerare risolti i problemi ambientali dovuti alle attuali emissioni della principale fonte di diossine a Taranto” come da lui espresso a fine anno.
Si vuole focalizzare l’attenzione sulla necessità di avere alternative economiche alle industrie inquinanti ed il contestuale recupero di tutte le attività perse connesse alla valorizzazione del mare e della terra.
Dal Febbraio 2008 ad oggi gli allevatori hanno subito ingenti danni ed hanno visto terminare dall’oggi al domani la loro attività di zootecnia, per alcuni centenaria, con relativa produzione casearia; oltre 2200 sono stati i capi abbattuti. Uguale odissea la sopportano i mitilicoltori che in data 22 luglio 2011, hanno assistito impotenti alla emanazione dell’ordinanza 1989 dell’ASL di Taranto – Settore Veterinario - che ha statuito il divieto di commercializzazione e movimentazione dei mitili del primo seno del Mar Piccolo.
In questo caso accade che il danno vero da stimare non riguarda solo i mitilicoltori del primo seno, ma tutti i mitilicoltori, ciò in quanto per assicurare la commercializzazione dell’intero prodotto nostrano, tutti i mitilicoltori facevano tra loro sistema e disponevano la miscelatura delle specie allevate in entrambi i seni di Mar Piccolo con quelle di Mar Grande. Ai mitilicoltori urge, ora più che mai, sapere come salvare il novellame ed in quali ulteriori specchi d’acqua è possibile trasferire subito le attività .
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