Città sul mare, con la vita del mare, dove anche i santi arrivano, approdano, dal mare. Così Taranto festeggia San Cataldo, il Santo nato in Irlanda seicento anni dopo Cristo, prima si fece monaco, appena ragazzo, nell’abbazia di Lismore, e poi fu nominato Vescovo di Rachau.
Storia e leggenda si fanno tuttuno con la vita di San Cataldo, ma soprattutto con il suo miracoloso approdo a Taranto che lo volle prima come suo Vescovo e poi come suo patrono, patrono soprattutto della gente di mare. Un rapporto strettissimo, quello con il mare, tanto da tenersi proprio sul mare la regata di barche a remi, con gli equipaggi e i vogatori dei rioni della città: 20 edizioni ed è il Palio di Taranto.
Taranto torna così indietro nel tempo, con il Palio e la “Fiera di San Cataldo”, rievocazione storica dell’antico mercato locale della città vecchia, con le comparse e i figuranti del presepe di Cristiano.
Da un mare all’altro mare. E siamo sullo Ionio, tra mar Piccolo e mar Grande. In mezzo l’antica TARANTO, greca, romana e medievale. Greca perché fu fondata da coloni provenienti da Sparta, oltre 2500 anni fa. Si racconta di Taras, il giovinetto sul dorso di un delfino, che sbarcò su queste coste, per volere di Nettuno. Taranto fu città romana, perché conquistata dai romani tanto da divenirne suo municipio con il nome di Tarentum. Taranto medievale con i vicoli, le strade, il castello, le mura medievali, le chiese. Architetture romaniche e gotiche segnano la Chiesa di San Domenico dal grandioso portale a baldacchino, ricostruita nel 1300 e più volte rimaneggiata. Da qui esce l’Addolorata nei giorni della Passione, scortata dai “perduni”, i confratelli penitenti con la mozzetta, lo scapolare del “Decor Carmeli” e il cappuccio bianco, sul volto. Più in là il Castel Sant’Angelo. È degli ultimi anni del 1400 e fu voluto da Ferdinando d’Aragona dove un tempo c’erano i fortilizi bizantini. Imponente, austero, sentinella sul mare, a guardia del canale navigabile. Quattro torrioni cilindrici, con le cortine murarie e i baluardi, giusta sede del Comando della Marina Militare. Da qui si controlla il ponte girevole, costruito nel 1886. Due braccia lunghe complessivamente una settantina di metri e che si aprono nelle grandi occasioni per il passaggio delle navi militari. Il canale navigabile scorre per 380 metri ed è stato scavato, e aperto, nel 1481 per difendere la città dai turchi. Taranto da conoscere, scoprire, vedere, anche con la fede della Concattedrale, consacrata alla Gran Madre di Dio. L’architetto Giò Ponti, nel 1971, ha saputo combinare le forme moderne con il richiamo all’arte gotica. Ma torniamo alla festa, a San Cataldo, al suo messaggio, oggi.
San Cataldo e Taranto. San Cataldo e il Duomo con la facciata dalle forme barocche e l’interno con le travi in legno e le colonne romaniche. Solenne e maestoso, il Duomo ha sempre conservato e custodito i resti di San Cataldo anche quando, nel 927 i saraceni distrussero la chiesa ricostruita nel 1071 dal Vescovo Dragone. Venne così ritrovata la tomba del Santo e le sue reliquie vennero collocate nella grande Cappella laterale. Bellissimo, nel suo sfarzo di marmi preziosi, sculture e decorazioni: è questo lo spettacolare cappellone di San Cataldo, dove trionfa il barocco, luminoso e colorato, di scuola napoletana. I marmi dell’altare riluccicano nell’incanto degli intarsi di madreperla e lapislazzuli e fanno smarrire lo sguardo tra statue, decorazioni e colori preziosi, messi in ogni dove in questo scrigno di arte. Nell’ampio ovale, trionfa La Trinità con il Cristo in gloria tra Santi e angeli nell’affresco firmato da Paolo De Matteis, uno degli artisti napoletani al lavoro da queste parti. Qui è custodita la Statua di Argento che sostituisce quella del 1892, di Vincenzo Catello, purtroppo trafugata.
Proprio in chiesa si svolge il rituale dell’”u pregge”, cioè “il pregio”: durante il quale la statua del Patrono viene consegnata ufficialmente al Sindaco. Tanta, tantissima la gente che assiste al rito e all’uscita della statua dal Duomo.
La statua, a differenza di altre processioni viene portata su un carro completamente addobbato di fiori. Un cammino che per Taranto ha un significato tutto particolare.
Dal Duomo la statua viene portata al Porto Mercantile fin sulla banchina di Sant’Eligio, mentre il sole già volge al tramonto.
Poi l’imbarco sulla nave “Cheradi”, la grande nave messa a disposizione dalla Marina Militare. Attorno, nello specchio del Mar Grande tante imbarcazioni, piccole e grandi, ad attendere e fare da scorta al Santo del mare, a San Cataldo.
Lunga la processione che dal mar Grande, tra l’isola di San Paolo e la secca di San Vito accompagnerà la statua del Santo per tutto il cammino. Momento di grande commozione, momento di intensità e suggestione, momento di grande poesia con le tante barche, i motopescherecci e la gente. Tutti con San Cataldo che rinnova la sua benedizione verso la città. Poi il passaggio dal Canale Navigabile e lo sparo dei fuochi pirotecnici che illuminano il cielo. Dal Castello Aragonese scende la tradizionale fiaccolata “a pioggia d’argento”, ulteriore omaggio al passaggio del Santo. In Mar Piccolo l’arcivescovo Benedice il mare, le navi, le barche, i pescatori e viene lanciata in mare una corona d’alloro, a ricordo di tutte le vittime. Infine lo sbarco alla Discesa del Vasto per far poi tutti rientro nella Basilica Cattedrale.
Così mentre la processione fa rientro in Cattedrale, vogliamo ricordare che San Cataldo in questi giorni si festeggia anche a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, e la prima domenica di giugno sarà ricordato anche a Monopoli, a sud di Bari, mentre a Corato i festeggiamenti si svolgeranno nella seconda metà di agosto. FONTE: TGNORBA
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